Paradossalmente in un ambiente illuminato e raffinato come quello ateniese, dove la democrazia e il λόγος (la ragione) regnavano sovrani, le donne occupavano un ruolo marginale. Sarebbe tuttavia più corretto parlare delle donne “perbene”, costrette da “manette” morali imposte dalla società patriarcale a non partecipare alla vita politica e soprattutto a non ricevere istruzione. Non era questo, però, il destino delle etère, le uniche donne ammesse ad eventi significativi come il simposio e dotate di una certa cultura, che occasionalmente raggiungeva anche livelli elevati, come nel caso di Aspasia, esemplare figura dell’antichità, «la prova che una donna, per diventare intellettualmente e socialmente al pari di un uomo, doveva essere un’etèra» (Roger Just). Era straniera, nativa di Mileto in Asia Minore, e divenne amante e compagna di Pericle, che secondo Plutarco «l’amò con una tenerezza straordinaria». Oltre che per l’innegabile bellezza fisica, si distingueva per il suo mirabile intelletto e la sua straordinaria cultura. Era talmente abile nell’arte del discorso che Platone nel Menesseno la definisce “ἡ διδάσκαλος ῥητορικῆς” di Socrate («giustapposizione di un articolo femminile a un sostantivo maschile» secondo la storica Nicole Loraux), tradotto letteralmente “la maestro di retorica”, rappresentando Socrate consapevole della valenza di Aspasia come insegnante e della sua posizione di mero discepolo. Alcune fonti antiche sostengono addirittura che egli abbia appreso da lei il metodo socratico. Anche lo scrittore greco Luciano ne parla con ammirazione: «Ora devo descrivere la “Sapienza” […]. Non potevamo scegliere un modello di saggezza migliore di quello di Aspasia di Mileto […], la sua conoscenza e intuizione politica, la sua astuzia e profondità, saranno tutte trasferite sulle nostre tele nella loro misura perfetta».
Ma sebbene sia stata lodata per le sue virtù, che facevano passare in secondo piano la sua vita per quei tempi immorale, a causa del rapporto con Pericle, il più influente statista dell’età classica, si procurò numerose inimicizie che la portarono ad essere accusata di empietà e lenocinio. Pericle intervenne però nel processo in sua difesa con forte passione, versando, secondo le fonti, anche lacrime di disperazione e alla fine Aspasia fu assolta.
La sua figura ha lasciato un segno anche nella letteratura moderna: Giacomo Leopardi scrisse infatti una serie di componimenti poetici intitolata Ciclo di Aspasia, utilizzando il suo nome come pseudonimo dell’amata Fanny Targioni Tozzetti.
Aspasia rappresenta un esempio di come l’intelligenza e soprattutto la cultura, a prescindere dal contesto storico e dai codici morali in vigore, possano primeggiare e viaggiare, di secolo in secolo, fino ai giorni nostri.