Elly Schlein, vicepresidente dell’Emilia-Romagna, è l’animale politico di una specie a rischio estinzione. Fa volare parole di sinistra che non si usano più, ma tra quelle che più usa ce ne è sicuramente una che descrive bene il contemporaneo e la sua generazione: “Disagio”. Non vuol fare un partito, non ha un lider di riferimento, non cita Berlinguer, ma vuole portare avanti la lotta per i diritti assieme a quella per l’ecologia (tra i tanti temi che le stanno a cuore). Classe 1985, ha 36 anni, laureata in Legge con una tesi sul Diritto costituzionale, sa come si fa a dire di no, sa come si fa a vincere. È stata europarlamentare con il partito democratico dal 2014 al 2019 e l’ultima vittoria che ha incassato è stata quella alle regionali dell’Emilia-Romagna del 2020. Il suo ingresso ufficiale in politica risale ai tempi in cui animò il movimento Occupy Pd, nato per protesta contro quelli che avevano affossato l’elezione di Romano Prodi come Presidente della Repubblica. Durante il suo mandato in Eu lasciò il Pd in polemica con Renzi e con i suoi metodi. Poi disse di no a Zingaretti quando le venne proposto nuovamente di ricandidarsi come europarlamentare e quando lo stesso le propose la presidenza del partito. Tutti no che hanno però contribuito ad aumentare l’attenzione attorno a lei. Ha sempre messo avanti i dubbi, le domande: sembra, infatti, che stia cercando il modo per evitare di diventare l’ennesima testa di cervo appesa al muro della vasta collezione di leader e federatori possibili della sinistra italiana. Durante un’intervista all’Espresso si chiede “Perché i ragazzi non si iscrivono ai partiti? Perché non ci votano? Perché invece vanno alle manifestazioni sul clima?” (dimostrazione del fatto che l’interesse c’è! A mancare e la fiducia in quel sistema che troppe volte ormai ci ha deluso). Continua dicendo che “ormai le cose più interessanti si muovono fuori dalla politica. Negli ultimi due anni abbiamo infatti avuto mobilitazioni su temi cruciali per il futuro come il clima, le discriminazioni, il razzismo e le piazze dei Black Lives Matter, ma anche le manifestazioni in solidarietà ai migranti e le mobilitazioni femministe. Un po’ come è successo anche con le Sardine, che hanno avuto il merito di dare un nuovo senso di appartenenza e di entusiasmo (forse perché non erano fuori dalla realtà). Basta infatti una sola parola per sintetizzare la soluzione della Schlein riguardo questi problemi: “Chiarezza”. Chiarezza nelle idee politiche e nei progetti da portare avanti, chiarezza che deriva da una formazione politica che per lei è iniziata, mentre era una giovane studentessa, come volontaria alla campagna elettorale per Barack Obama del 2008. Ma invece di parlare della realtà, cosa si trova una ragazza che oggi si affaccia alla politica? Partiti-elefanti troppo impegnati a fari la guerra a colpi di tweet e incapaci di cooperare tra di loro. È davvero possibile che ci siano ancora dubbi sui diritti Lgbtq+ o sullo Ius soli? (facendo notare che lei, nata e cresciuta a Lugano, è vissuta in Italia meno tempo di tutti i diciottenni che sono nati in Italia, ma da persone migranti. Lei ha il passaporto italiano perché ha madre italiana, loro no). Per concludere possiamo dire che secondo Elly è l’intero campo di centrosinistra che ha bisogno di una scossa. Non serve un nuovo partito, ma cambiare lo schema di quello esistente e riallacciare i fili con tutti i mondi che guardano al suo partito con diffidenza o, direttamente, lo ignorano.