La psicologia delle folle di Gustav Le Bon

La teoria della psicologia delle folle di Gustave Le Bon nacque in un periodo di grandi
trasformazioni sociali, a cavallo tra Ottocento e Novecento, quando l’Europa stava vivendo
profondi cambiamenti dovuti alla modernizzazione, all’industrializzazione e all’urbanizzazione.
Questo clima di instabilità sociale, segnato dall’emergere di nuove classi come il proletariato
urbano e dalla diffusione di idee socialiste, aveva messo in crisi le tradizionali strutture di potere. Le
folle divennero protagoniste di movimenti collettivi, proteste e scioperi che minacciavano di
sfuggire a qualsiasi controllo, suscitando paura tra le classi dominanti e interesse da parte degli
intellettuali.
Le Bon, formatosi nel positivismo e influenzato dalle scoperte in campo psichiatrico dell’epoca,
decise di analizzare questi fenomeni con un approccio psicologico. Secondo lui, la folla è una sorta
di “entità spirituale” che trasforma profondamente i singoli individui: immersi in essa, perdono il
loro senso di responsabilità e diventano suggestionabili, cedendo a impulsi che altrimenti
reprimerebbero. Questa dinamica si basa su tre meccanismi principali: il senso di potenza
invincibile dato dall’anonimato, la suggestione collettiva simile a uno stato ipnotico e il contagio
emotivo, che si propaga rapidamente tra i membri della folla.
Le Bon sosteneva che, all’interno della folla, l’individuo regredisse a forme arcaiche di
comportamento, mostrando il peggio di sé. Tuttavia, riconosceva anche che le folle potessero agire
eroicamente o moralmente in certe situazioni. Centrale nella sua teoria è il ruolo del leader, capace
di guidare e manipolare le masse attraverso l’uso di parole semplici, ripetute e cariche di immagini
evocative. La capacità di suggestionare l’immaginazione delle folle, affermava Le Bon, è l’arte del
governare.
Questa analisi ha avuto un enorme impatto nel Novecento, influenzando sia il pensiero scientifico
che le strategie politiche. Carl Gustav Jung e Sigmund Freud, ad esempio, hanno ripreso il concetto
dell’inconscio collettivo descritto da Le Bon. In ambito politico, Mussolini considerava Le Bon uno
dei suoi maestri, mentre Lenin e Hitler ne trassero insegnamenti pratici per mobilitare le masse.
Il mondo contemporaneo offre numerosi esempi della persistenza delle dinamiche analizzate da Le
Bon. Donald Trump, ad esempio, ha dimostrato una straordinaria abilità nell’evocare il senso di
appartenenza e il contagio emotivo tra i suoi sostenitori, facendo leva su slogan semplici e potenti
come “Make America Great Again”. L’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 è una

dimostrazione di come le folle, spinte da suggestioni e emozioni collettive, possano agire in modi
imprevedibili e violenti.
Oggi, le folle non sono più solo fisiche, ma anche virtuali. I social media amplificano il contagio
emotivo e il potere della suggestione, creando movimenti globali che riflettono le stesse dinamiche
descritte da Le Bon. La sua opera, nonostante nasca in un contesto storico specifico, rimane
straordinariamente attuale nel fornire strumenti per comprendere il comportamento collettivo e il
modo in cui le masse continuano a influenzare il corso della storia.
Aurora Lio 5BC