Il Caso di Elisa Claps: Un’Inchiesta Complessa e una Storia di Giustizia Lunga

Il caso di Elisa Claps, giovane ragazza scomparsa nel 1993 e trovata morta nel 2010, è una delle
vicende più drammatiche e controverse nella storia recente della giustizia italiana. La sua sparizione
ha scosso l’opinione pubblica e ha suscitato molte domande sul sistema investigativo, sulla lentezza
della giustizia e sull’importanza della verità, che, in questo caso, è arrivata dopo anni di dolore,
incertezze e indagini che sembravano senza speranza. Il caso ha avuto un’evoluzione complessa,
con risvolti inaspettati, errori e colpi di scena.
Elisa Claps, una giovane di 16 anni originaria di Potenza, scomparve il 12 settembre 1993. La
ragazza aveva una vita apparentemente normale, frequentava il liceo scientifico e viveva con la sua
famiglia in un quartiere di Potenza. Il giorno della sua sparizione, Elisa aveva detto alla madre che
sarebbe andata a trovare un amico in una chiesa sconsacrata, la chiesa della Santissima Trinità
Nessuno avrebbe mai immaginato che quello sarebbe stato l’ultimo giorno in cui la ragazza sarebbe
stata vista viva. La madre, preoccupata, denunciò la scomparsa e da lì iniziarono le indagini.
Le prime fasi dell’inchiesta furono contraddistinte da errori e lentezze. I testimoni che videro Elisa
nelle ore precedenti la sua sparizione diedero descrizioni confuse. La polizia si concentrò
inizialmente su varie piste, senza arrivare a conclusioni concrete. Nonostante le ricerche in tutta la
regione, Elisa sembrava essere svanita nel nulla.
La chiesa della Santissima Trinità divenne il centro delle indagini. Alcuni testimoni dichiararono di
aver visto Elisa entrare nell’edificio insieme a Danilo Restivo, un ragazzo che all’epoca frequentava
Elisa e che più tardi sarebbe diventato un personaggio chiave in questa vicenda. Restivo, che
inizialmente sembrava essere un testimone poco significativo, avrebbe avuto un ruolo fondamentale
nell’omicidio di Elisa.
Nel corso delle indagini, Restivo divenne un sospetto principale, ma non c’erano prove concrete per
accusarlo. Nel frattempo, Elisa non veniva trovata e la sua scomparsa restava un mistero. Le
indagini si fermarono e, nonostante i numerosi appelli della famiglia e della comunità, sembrava
che il caso fosse destinato a finire nel dimenticatoio.
Nel 1997, la vicenda prese una piega importante. Danilo Restivo, ormai un uomo adulto, si trasferì
negli Stati Uniti. Nel 2001, le autorità italiane avevano ottenuto il suo arresto per il caso di Elisa,
ma l’uomo aveva sempre dichiarato la sua innocenza.
Gli sviluppi si susseguirono per anni e la famiglia Claps, con determinazione e coraggio, continuò a
chiedere giustizia. Nel 2007, l’omicidio di Elisa venne ufficialmente riaperto, anche se non erano
ancora emerse prove decisive.
Nel 2008, a 15 anni dalla sua scomparsa, venne fatta una scoperta che avrebbe cambiato il corso
delle indagini. Nel marzo del 2008 i poliziotti effettuarono una nuova perquisizione nella chiesa
della Santissima Trinità. Le indagini furono portate avanti con maggiore attenzione grazie all’aiuto
delle tecniche moderne, che permisero di scavare in profondità in un’area che era stata già esplorata
più volte.
Nel corso delle ricerche, fu trovata una scatola di legno, e dentro di essa giaceva il corpo di Elisa
Claps, ormai scheletrizzato ma ancora riconoscibile. La notizia della scoperta scosse profondamente

l’opinione pubblica, ma suscitò anche un sentimento di rabbia e frustrazione: come era stato
possibile che il corpo fosse rimasto lì per così tanti anni, in un luogo che era stato cercato più volte?
Le indagini sul corpo confermarono che Elisa era stata uccisa e che Restivo era il principale
sospettato.
Danilo Restivo, che nel frattempo aveva cambiato nome e aveva avviato una nuova vita negli Stati
Uniti, venne arrestato e processato in Italia. La sua storia e il suo coinvolgimento nel caso furono
estremamente complicati e contorti. Restivo aveva vissuto una vita travagliata e le indagini
evidenziarono una serie di circostanze inquietanti.
Nel 2011, il processo a carico di Restivo per l’omicidio di Elisa Claps si concluse con una
condanna, ma nel 2014 la Corte di Cassazione annullò la sentenza, restituendo a Restivo la libertà.
Tuttavia, le prove contro di lui erano schiaccianti: Restivo era stato l’ultima persona a vedere Elisa
viva e i suoi comportamenti nelle ore successive alla scomparsa della ragazza furono altamente
sospetti. Nel 2016, Restivo fu finalmente arrestato di nuovo, questa volta negli Stati Uniti, dove era
stato accusato di un altro omicidio, quello di una donna di nome Heather Bogle, avvenuto nel 2004.
Questo secondo crimine sembrò essere la prova definitiva della sua natura violenta e pericolosa, e le
indagini italiane ripresero vigore.
Nel 2018, l’Italia ottenne l’estradizione di Restivo dagli Stati Uniti. Il caso venne riaperto e nel
2020, dopo un lungo processo, Danilo Restivo fu definitivamente condannato per l’omicidio di
Elisa Claps.
Il caso di Elisa Claps è una vicenda che ha segnato la storia della giustizia italiana per molteplici
ragioni. In primo luogo, la lentezza delle indagini e gli errori iniziali hanno portato a un’enorme
sofferenza per la famiglia della ragazza, che ha dovuto aspettare più di 17 anni per vedere la verità
emergere. L’elemento più drammatico della storia è la sua lunghezza. Elisa Claps è rimasta un
fantasma per anni, con il suo caso che sembrava destinato a essere dimenticato. Quando finalmente
il corpo venne trovato, la verità emerse in modo definitivo, ma a un prezzo altissimo: quello del
dolore della famiglia, costretta a vivere nell’incertezza per oltre due decenni. Il caso ha anche messo
in luce l’importanza della perseveranza da parte delle famiglie delle vittime e la necessità di un
sistema giudiziario che sia davvero in grado di dare risposte rapide e certe, per evitare che le
persone restino senza giustizia per troppo tempo.
Elisa, ormai, è diventata un simbolo di giustizia tardiva, ma pur sempre di giustizia. La sua storia, la
sua scomparsa e la sua morte hanno segnato la memoria collettiva dell’Italia, ricordandoci
l’importanza di non dimenticare mai chi ha sofferto e di lottare affinché la verità emerga, anche
quando sembra impossibile.

Nefele Puleri 4BC