Il desiderio di mantenersi isolati in un particolare periodo della propria vita (segnato da
mancanza di empatia, cattivo umore…) è assolutamente normale e dura un tempo limitato.
Allora, che cos’è la solitudine non desiderata? Quella che giorno per giorno costruisce una
gabbia intorno a noi rendendoti incapace di costruire relazioni sociali?
La solitudine non è una malattia o un disturbo; ma non per questo deve essere sottovalutata.
La solitudine è una condizione emotiva in cui il soggetto si sente solo (perché discriminato) o
senza nessun tipo di connessione significativa con gli altri; percependo, così, una distanza
incolmabile con tutti…anche quando si è fisicamente circondati da persone.
Tra queste due tipologie c’è uno stretto legame. Infatti, la solitudine subita ci fa sempre
pensare di essere completamente soli anche in mezzo a tante persone (come nel caso della
solitudine interiore) poiché non riusciamo a creare delle relazioni durature nel tempo che non
danno la possibilità di essere compresi e completamente accettati a causa del giudizio altrui.
In particolare, in alcuni casi questa sofferenza nasce quando ci si allontana temporaneamente
dalle relazioni, cioè quando ci si ritrova da soli con sé stessi e si deve fare conto con il
proprio “vuoto interiore”.
Quando si vive una sensazione di sofferenza costante che non permette di vivere a pieno la
propria quotidianità, ecco quello è il momento giusto per agire e risolvere il problema.
La solitudine può diventare uno spazio confortevole dove ci si abitua a stare, così tanto che
diventa sempre più difficile uscirne. È un circolo vizioso che crea ulteriore sofferenza, anche
se spesso si finisce per convincersi di star bene nel proprio dolore.
Studi recenti hanno dimostrato una forte correlazione tra depressione e solitudine; infatti,
all’aumentare della solitudine aumentano i sintomi depressivi.
E quasi un quarto della popolazione mondiale soffre di questa condizione emotiva; di cui il
63% sono adolescenti.
In tutto il mondo, quasi il doppio di quest’ultimi, nel 2018, ha vissuto in un maggiore
isolamento rispetto al 2012 (anno in cui la salute mentale adolescenziale, secondo uno studio
del Journal of Adolescence, è iniziata a peggiorare per l’uso dello smartphone e dei
videogiochi).
Tutto diventa più difficile quando si iniziano le scuole superiori in cui gli adolescenti devono
mettersi in gioco ed uscire dalla loro ‘comfort zone’ per socializzare e crearsi dei nuovi amici.
Inoltre, sono proprio i giovani che vanno dai 13 ai 18 anni ad essere soggetti a nuovi inizi e al
cambiamento, dove basta una parola sbagliata detta in momento sbagliato per non sentirsi
‘abbastanza’ tutta la vita.
E se nei decenni precedenti i giovani erano in difficoltà e soli; adesso, a causa della pandemia
del 2020, gli adolescenti hanno sviluppato un totale dissociamento dal reale da passare il
proprio tempo su Internet. Sui social, ogni adolescente ha creato il proprio mondo, ma a che
prezzo? Isolamento e insurezze sono aumentate a dismisura.
Quindi cosa bisogna fare? Reimparare a vivere nel mondo reale, e magari anche a mettersi in
gioco. Non è importante quello che la gente pensa di te, non è nemmeno importante quello
che i social ti impongono di essere…TU sei importante, così come sei e se nessuno riesce a
capirlo, devi essere almeno tu a farlo.
E se la solitudine ormai fa parte di te da molto tempo, è arrivato il momento di chiedere aiuto.
Non siete soli.
Elisa Pia Tinebra IV C Scientifico
Cos’è la solitudine? Rappresenta davvero un grave problema per i giovani?
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