Edith Bruck, scrittrice e poetessa ungherese, aveva appena 13 anni quando nel 1944 fu deportata con i suoi genitori, i due fratelli e una delle sorelle. Nel suo ultimo libro “Il pane perduto” ricorda l’orrore del lager ma soprattutto descrive la difficoltà di vivere, una volta sopravvissuta, in un mondo che rifiuta di ascoltarla e di accoglierla, il tentativo di ricostruire una vita in Israele, le fughe, le tournée in giro per l’Europa al ballo composto da esuli, l’arrivo in Italia e l’incontro fondamentale con Nelo Risi, il compagno di una vita. L’ultimo paragrafo del libro contiene una serie di preziosissime riflessioni sull’attuale ondata xenofoba che sta attraversando l’Europa e una toccante lettera a Dio nella quale l’autrice, oggi quasi cieca, lo prega di non privarla della memoria per poter continuare a testimoniare ancora e ancora.
Il pane perduto edito da La nave di Teseo è stato il libro più votato dai ragazzi e dalle ragazze di 60 scuole superiori italiane ed europee e ha vinto il Premio Strega Giovani di quest’anno, una bella scelta che dimostra quanto noi ragazzi spesso dipinti come una generazione distratta e incapace di ascoltare abbiamo bisogno di sapere per prendere le distanze da fenomeni che non riconosciamo come umani.