Sappiamo tutti che recentemente, con l’insediamento del nuovo governo, c’è stata la nomina del nuovo presidente del senato, Ignazio La Russa, per il cui arrivo ha speso alcune parole Liliana Segre, in quanto senatrice a vita più anziana, a cui spetta quindi il compito di nominare il nuovo presidente del senato.
Quest’ultima, testimone oculare dell’olocausto, è diventata una delle donne più importanti del paese e il suo spessore si è potuto ben notare proprio in questa occasione. La Segre ha infatti parlato degli argomenti caldi, della storia e dell’attualità, che più ci riguardano da vicino.
La senatrice ha iniziato con parole toccanti su quello che è stato uno degli avvenimenti più importanti della politica italiana, ovvero l’inizio del regime fascista. Nel ricordare tale episodio, non ha potuto fare a meno di aggiungere un riferimento autobiografico, raccontando di quando all’età di soli 8 anni fu costretta a lasciare, umiliata, il banco di scuola. Ma adesso, ha aggiunto, quasi per ironia della sorte, si trovava sul banco più prestigioso del Senato. Questa precisazione non sarà stata di certo casuale, come del resto ogni parola del suo discorso, ma è stata un riferimento chiaro su come orrori del genere non si debbano ripetere e più in generale su come la storia, “magistra vitae”, sia da guardare con ammirazione e distacco allo stesso tempo. Rifacendosi alle vicende appena precedenti al suo intervento in Parlamento, La Segre si è pronunciata contraria alla politica urlata e al linguaggio dell’odio, oggi sempre più ricorrenti. Consiglia infatti di lasciare da parte quella che è una politica forzata, o per meglio dire “urlata”, che ha provocato la disaffezione al voto, “interpretando invece una politica alta, nobile, che dia prova di rispetto verso gli avversari e che si esprima con gentilezza e mitezza”.
Con queste parole la senatrice auspica di raggiungere degli ideali diversi, per una convivenza sociale, che non si fondi sulla violenza e che non punti il dito contro le differenze, ma che come accade in una famiglia, sia migliore e più pacifica. La senatrice ha infatti ricordato che in quanto popolo, bisognerebbe sentirsi fratelli e non avversari. E in particolare, ha ricordato a tutto il mondo della politica, dell’esistenza di quella carta che ci ha reso un popolo democratico, ovvero la Costituzione, “testamento dei 100 000 morti che hanno lottato per ottenere la libertà, libertà di cui adesso godiamo”.
Il suo invito è stato quello di interrompere il tentativo costante di cambiarla, ma piuttosto di iniziare a metterla in atto nei suoi significati autentici.
In fine la senatrice ha parlato della guerra odierna che incombe sull’Europa e che, come ogni altra, sta portando con sé morte, distruzione, crudeltà e terrore. La definisce “Una follia senza fine” e rifacendosi alle parole del Presidente della Repubblica dice: “la pace è urgente e necessaria. La via per ricostruirla passa da un ristabilimento della verità, del diritto internazionale, della libertà del popolo ucraino”.
Come soltanto un saggio sa fare, Liliana Segre ci ha quindi dato una via da seguire e il compito di non deluderla.
Tiziano Badalamenti ICC