I disturbi alimentari come l’anoressia e la bulimia, sono patologie caratterizzate da un’alterazione delle abitudini alimentari che vanno ad ostacolare la salute fisica e psicologica e il nostro comportamento nei momenti conviviali. Tali disturbi sono presenti in particolar modo tra i giovani, poiché a causa delle pressioni sociali non sempre riescono ad accettare il proprio corpo e, attraverso una volontà forte, rifiutano il cibo.
Il termine anoressia significa letteralmente “mancanza di appetito” e deriva dal greco ἀνορεξία, sebbene la fame sia sempre presente in chi ne soffra. È un disturbo psicopatologico che porta in breve tempo ad una cospicua perdita di peso, fino ad uno stato limite. Per raggiungere il dimagrimento desiderato le persone anoressiche ricorrono all’uso di lassativi e diuretici, di un eccessivo sforzo fisico, dieta, digiuno e vomito autoindotto.
La parola bulimia significa “fame da bue” e deriva dai termini greci βοῦς «bue» e λιμός «fame». Questa patologia presenta ricorrenti abbuffate di cibo nei soggetti che ne soffrono, capaci di introdurre fino a 4.000 calorie in un solo pasto, come mangiare quasi sette hamburger di carne di seguito. Purtroppo chi soffre di questo disturbo è spinto con impulsività a mangiare sempre più dolci, cibi salati, pietanze fredde fino a vomitare. Durante la crisi bulimica gli individui hanno la sensazione di perdere il controllo di sé stessi fino ad arrivare ad un estraniamento interno che prova sensi di colpa ed autosvalutazione.
Secondo alcune diagnosi che presentano alcuni casi di anoressia e bulimia nervosa, questi comportamenti sono causati anche dai giudizi che gli altri danno sul nostro corpo che talvolta nascono proprio in famiglia. Si tende a nascondersi da tutto e da tutti, si ha un’alterata percezione del peso corporeo e dell’immagine di sé stessi. Allo stesso tempo, si cerca di “mascherare” il proprio cambiamento fisico per non far preoccupare le persone care e ciò provoca una maggiore negatività verso di sé. Per uscire da questa situazione, alcuni dottori consigliano ai genitori dei metodi per cercare di risolvere queste patologie come: non caricarli di forti preoccupazioni, rassicurarli dalle loro paure e non generarle, sostenerli nei momenti più brutti dell’adolescenza ma soprattutto capire le ragioni per cui hanno deciso di adottare tali comportamenti.
D’altronde dobbiamo essere anche noi in primis ad essere consapevoli che con i nostri giudizi possiamo creare nell’altro paure, ansie e fragilità.
Michele Insalaco IIB Scientifico