Il 27 gennaio, come ogni anno, si sono tenute le celebrazioni per ricordare la liberazione di
Auschwitz da parte delle truppe americane che mise fine alla Shoah.
Ad Auschwitz, si sono ritrovati molti capi di Stato insieme a circa cinquanta sopravvissuti
all'olocausto. Tra questi, però, non era presente il primo ministro d'Israele Benjamin Netanyahu, su
cui grava un mandato di arresto da parte della Corte penale internazionale, per i crimini commessi
ai danni dei palestinesi a Gaza.
Sembra che Israele stia infliggendo al popolo palestinese le sofferenze che milioni di ebrei hanno
vissuto sulla loro pelle 80 anni fa.
Ma è giusto parlare di genocidio in Palestina? È giusto ricordare a tutto il mondo che oltre a
ricordare l'orrore della Seconda Guerra Mondiale, è fondamentale mettere fine ad ogni altro tipo di
massacro?
Nella pagina di “Modem” parlano alcuni giovani palestinesi residenti in Italia, e si chiedono come
mai l'Occidente ancora non abbia compreso niente del Nazismo e, di conseguenza, dell'attuale
Sionismo. Il mondo sta tornando nel passato, con l'avanzata dell'estrema destra al governo di quasi
tutti i Paesi europei.
Sembra, quindi, che la Seconda Guerra mondiale non sia servita ad investigare sulle origini del
problema che l'ha scaturita, anzi…
Gli Stati Europei fanno di tutto per allontanare e nascondere quello che è successo.
Tutto ciò che l'Occidente non ha accettato, come spiegano questi ragazzi palestinesi, è che la
violenza da esso, sempre usata per dominare e sottomettere i popoli "barbari" (es. il genocidio in
Congo da parte del re belga Leopoldo), sia stata esibita così palesemente e atrocemente al mondo
intero.
Il disgusto nei confronti degli israeliani provato dai palestinesi (ma anche da altri popoli) non è
dovuto al fatto che siano ebrei, come i media e l'Occidente in generale vogliono far apparire; ma è
dovuto alla loro natura da colonizzatori violenti, che stanno facendo vivere una nuova Nakba
(700mila persone fuggirono e furono espulsi prima e durante la guerra arabo-israeliana del 1948) al
popolo di Gaza.
Gli ingredienti per una nuova Shoah, come l'idea di purezza etnica, il disprezzo per l'altro,
purtroppo, sembrano quasi riaffiorare.
Sembra che, però, l'Occidente (né tanto meno le grandi potenze come gli Stati Uniti) non riconosca
l'inizio di un'altra Shoah fin quando non si realizzi come circa 85 anni fa.
È importante che la memoria non serva solo a ricordare l'olocausto come se fosse una catastrofe
lontana da noi, ma che serva anche, principalmente, a non commettere più gli stessi errori.
Parlare del genocidio a Gaza (genocidio per definizione, poiché vengono commessi atti per
distruggere un popolo e, ad esempio, viene razionata addirittura l'acqua) durante la Giornata della
Memoria non fa perdere importanza alla Shoah, ma serve solamente ad aprire gli occhi al mondo
intero dicendo che quello che si era giurato di non commettere più si sta ripetendo eccome, solo non
come 80 anni fa.
Gli ebrei che hanno perso la vita nei campi di concentramento sicuramente non sarebbero stati felici
di fronte a quello che lo Stato d'Israele sta commettendo nei confronti di un popolo indifeso, invece
di combattere contro i veri terroristi, come Hamas.
Elisa Pia Tinebra, V CS