Con un’uscita totalmente a sorpresa, il rapper Marracash ha pubblicato il suo nuovo album, “È
finita la pace”, venerdì 13 dicembre alle 7 del mattino. A tre anni di distanza dall’ultimo progetto,
l’artista conclude così l’anno con un lavoro che pare rappresentare l’ultimo tassello di una trilogia.
Il percorso descritto dal cantautore inizia nel 2019 con Persona, prosegue nel 2022 con Noi, loro,
gli altri e giunge al termine con È finita la pace, incentrato sul tema della ricerca di se stessi. I tre
capolavori narrano il viaggio di crescita dell’autore: il primo è un’opera di introspezione personale,
il secondo amplia la prospettiva all’intera società e, infine, il più recente rivendica la sua nuova
identità e consapevolezza.
Tra le scelte che hanno stupito il pubblico spicca la volontà di tenere segreta la pubblicazione, senza
alcuno spoiler né alcun hype, ma soprattutto l’insolito orario e la data d’uscita. In questo modo non
si sono create aspettative nei suoi fan, che però sono stati travolti e sorpresi dall’inedita mossa
promozionale.
Analizzando alcune caratteristiche strutturali dell’album, notiamo che, a differenza dei precedenti,
non contiene alcun featuring. Questa scelta riflette l’esperienza vissuta dopo lo spettacolo
“Marrageddon”: secondo l’autore, sarebbe stato un periodo di burnout che lo ha spinto a ritirarsi
temporaneamente dalla scena pubblica. Come simboleggiato nella copertina, infatti, l’artista si è
chiuso tra le mura della sua mente, in una sorta di bolla impermeabile all’esterno.
Da qui, la decisione di sostituire la voce di colleghi attuali con quella di grandi autori del passato.
Marracash ha campionato alcune canzoni che lo hanno accompagnato nei viaggi di ritorno verso la
sua terra natia, la Sicilia, per inserirle nei nuovi brani; tra queste spiccano “Uomini Soli” dei Pooh e
“Canzone Triste” di Ivan Graziani.
Qual è il contenuto di questa raccolta di brani? Si parla di una realtà in cui l’inquietudine è diffusa e
percepita da tutti, ma in modo particolare dai giovani, incastrati in una rete di incertezza e ansia da
cui è difficile liberarsi. È una critica rivolta a vari aspetti del presente – dalla società alla politica – e
vuole fungere da “schiaffo educativo” (o, come recita il titolo di una delle canzoni, “Power Slap”).
Bersaglio principale diventa però la musica contemporanea, che, secondo Marracash, si rivela piatta
e monotona, legata alla logica degli streaming e spesso priva di originalità. Come ha affermato in
un’intervista: “Questo modo di fare musica un po’ in base all’algoritmo, di azzeccare la hit, i
momenti di mercato netti come Sanremo e l’estate hanno un po’ ucciso l’artisticità e la musica
vera.”
Ma perché l’autore ha scelto proprio questo titolo e a quale pace si riferisce? Marracash spiega che
a questa parola attribuisce tre diversi significati: in primo luogo, la pubblicazione dell’album segna
la fine di quella pace interiore che gli aveva permesso di comporre i brani, ora che si trova di nuovo
al centro dell’attenzione mediatica; in secondo luogo, decreta la fine della tranquillità della scena
rap italiana, messa in crisi dall’uscita inaspettata; infine, il titolo rimanda alla preoccupante
situazione dell’umanità, tra conflitti geopolitici e degrado ambientale.
Questo lavoro dimostra come la musica, oltre a intrattenere, possa affrontare temi importanti e
attuali: funge da specchio dell’anima in cui ciascun ascoltatore può ritrovarsi, ma allo stesso tempo
permette di interiorizzare le caratteristiche di un contesto sociale e culturale complesso in cui
l’opera stessa prende vita.
Tiziano Badalamenti, 3CC