Quando si pensa agli animali, soprattutto se si è bambini, sicuramente vengono in mente anche i
dinosauri, molti della cosiddetta ‘’generazione Z’’ sono cresciuti guardando di tutto e di più, dai
cartoni animati più strampalati, ai film d’animazione o fantasy, ma se dovessimo chiedere loro di
fare una lista dei film della propria infanzia, vuoi per fama, vuoi per gusto personale, ecco che la
maggior parte di loro tirerebbe fuori anche ‘’Jurassic Park’’. Tratto dall’omonimo romanzo dello
scrittore Micheal Crichton, pubblicato nel 1990, fu la prima storia che ha osato portare alla luce i
dinosauri biologicamente; molti altri prodotti ci provarono: chi con la magia, chi giustificando il
fatto che gli animali preistorici sopravvissuti si trovassero su un’isola sconosciuta agli umani, altri
ancora raccontando di come segretamente fossero vivi in un’ipotetica ‘’terra cava’’ (vedi Godzilla),
ma Jurassic Park ha cambiato per sempre il modo di vedere queste creature. Venne resa pubblica in
un’epoca in cui le scoperte scientifiche sui dinosauri non erano avanzate come oggi, infatti gli
esemplari che compaiono sia nel film che nel romanzo non sono scientificamente accurati e di
conseguenza alcuni ad esempio dovrebbero avere le piume, non le hanno, come i temibilissimi
velociraptor. Questi ultimi sarebbero gli antagonisti (animali) per eccellenza della storia, ma di cosa
parla questa storia? Siamo negli anni novanta (1989 nel canone del libro, 1993 in quello dei film),
nel Montana (America) un paleontologo di nome Alan Grant e la dottoressa Ellie Sattler (con la
quale intercorrono interessi di tipo amoroso) scoprono grazie a un computer legato a un
macchinario in grado di ricostruire la presenza di fossili, uno scheletro di velociraptor sotto terra e
per la prima volta comprendono la forte somiglianza dell’esemplare con quella degli uccelli odierni.
Tuttavia, non hanno abbastanza soldi per finanziare tutti gli scavi ma per loro fortuna quel giorno,
ricevono la visita inaspettata, nella loro roulotte, di un milionario di nome John Hammond. L’uomo
anziano rivela la presenza di un’isola al largo del Costa Rica e in cambio di un loro parere su un
parco che sta aprendo, avrebbe finanziato lui stesso gli scavi per i paleontologi, così Grant e Sattler
accettano andando sulla cosiddetta ‘’Isla Nublar’’. Una volta giunti a destinazione però, non
credono ai loro occhi, lo spettatore è confuso, non capisce cosa stanno guardando i personaggi con
quell’espressione incredula, finché l’inquadratura non si allarga, parte l’iconico tema musicale
diventato più che celebre e insieme a loro, ammiriamo un esemplare di Brachiosauro. Un dinosauro
in carne ed ossa, che si muove e mangia le foglie di un albero, una scena che ha cambiato per
sempre la storia del cinema per l’utilizzo della computer grafica, ma questa è un’altra storia. Come
hanno fatto però a riportare in vita questi dinosauri? La risposta la da il film subito dopo, è
semplice: gli scienziati sono riusciti a prelevare il DNA di questi animali da delle zanzare rimaste
bloccate all’interno di pezzi di ambra, cioè la resina indurita e fossilizzata che prima di disperdersi
si trova sugli alberi. Un escamotage geniale che rende la de estinzione dei dinosauri realistica e
piuttosto possibile da un punto di vista scientifico, tant’è che effettivamente anche nel mondo reale
sarebbe possibile clonare dinosauri se soltanto si trovassero filamenti di DNA intatti, ma è molto
difficile trovarli perché il tempo deteriora tutto. Infatti non è tutto oro ciò che luccica, perché anche
se entrati in possesso di campioni di DNA preistorico, gli scienziati del film come anche quelli del
romanzo, si sono resi conto che effettivamente non è completo, ci sono buchi nel genoma, dovuti
ovviamente a condizioni atmosferiche, deterioramento della zanzara e così via. Ed è qui che entra in
gioco il secondo elemento geniale della storia: l’ingegneria genetica ha permesso infatti di riempire
questi buchi del genoma con il DNA di altri animali, compatibili ovviamente, in particolare quello
dei rospi per riempire tutte queste interruzioni.
Ma al di là di questi chiarimenti necessari, arriviamo a una scena del film in particolare, all’interno
della quale va a convergere tutta la filosofia e la critica degli eventi della pellicola. Una scena di
dialogo durante il pranzo in cui si dibatte sulla questione del parco e sugli stessi esemplari, il
momento in cui il paleontologo Alan Grant, la dottoressa Ellie Sattler, il matematico Ian Malcolm e
il milionario John Hammond (e altri personaggi secondari) discutono su quello che hanno visto.
Ovviamente si dividono in chi è d’accordo con la creazione di queste creature e chi invece non è
così progressista scientificamente parlando; Ian Malcolm in particolare critica Hammond sul piano:
politico, scientifico e filosofico. Il primo punto riguarda la ‘’mercificazione’’ dei dinosauri, lui
stesso dice che lo hanno brevettato e impacchettato per essere venduto, definendo questo atto come
stupro della natura, un’interferenza umana ai processi naturali perché non c’è alcun fine nobile, ma
solo intrattenimento, un parco. Nel secondo punto, Malcom rivela che questo Jurassic Park non avrà
mai successo, lui si definisce un ‘’caosologo’’ perché studia la cosiddetta ‘’teoria del caos’’, che
parla di come minuscole variazioni nella realtà possano causare cambiamenti a catena, cosa che
rende il tutto imprevedibile, per tale motivo non si può pensare di avere il controllo sulla natura. Lo
scienziato di nome Wu dice che i dinosauri non possono riprodursi perché sono stati creati
appositamente femmine per non accoppiarsi, ma ecco che alla fine ci riescono perché hanno
utilizzato il DNA di rospo, il quale può cambiare sesso da maschio a femmina se si trova in gruppi
monosessuali e per tale ragione Malcolm dice: ‘’la vita trova il modo’’ e la natura quindi si ribella
all’uomo. Non si possono contenere questi animali, anche un piccolo errore causerà problemi, la
vita è fatta così statisticamente. La natura, ha selezionato i dinosauri per l’estinzione, non possono
vivere in un ambiente che non è più il loro e l’uomo non può avere la presunzione e la tracotanza di
sperare di riuscire ad avere sempre il controllo, perché non è così e sia il film che il libro, lo
dimostrano. Infine, sul piano filosofico, Malcolm critica la responsabilità degli scienziati,
paragonandoli a bambini che giocano con la pistola del padre, dicendo che erano così preoccupati di
poterlo fare che non si sono chiesti se lo dovevano fare. Di per sé non è sbagliato avere un potere
scientifico in grado di fare certe cose, il problema è l’uso che se ne fa, bisogna valutare caso per
caso ed è evidente che non è stato fatto. Jurassic Park è in pratica la versione moderna di
Frankenstein, che a sua volta era una modernizzazione di Prometeo, dove l’uomo crea qualcosa,
assume in un certo senso il ruolo del divino ma la sua creazione gli si ritorce contro.
Concludendo, nel corso del film, di Ian Malcolm è celebre anche un’altra frase: <<Dio crea i
dinosauri, Dio distrugge i dinosauri. Dio crea l’uomo, l’uomo distrugge Dio, l’uomo crea i
dinosauri.>> Questo periodo riassume perfettamente tutto il concetto filosofico della saga; nella
prima parte dell’aforisma ci viene ricordato quanto siamo impotenti dinnanzi al cosmo, nella
seconda invece quanto il progresso tecnologico possa annebbiare la mente dell’uomo che ponendosi
sopra Dio tramite l’ateismo, diventi privo di morale sostenendo che tutto è possibile e non esiste né
bene né male. Ecco il motivo per cui certi racconti non vanno presi alla leggera e anche da film e
romanzi come questo, si possono trarre spunti di riflessione interessanti su tematiche attuali,
dopotutto, la presunzione dell’uomo che crede di avere tutto sotto controllo è sempre dietro
l’angolo, stiamo attenti e analizziamo sempre noi stessi con esami di coscienza costruttivi!
Carmelo Giuliana VB Classico