Dal dopoguerra a oggi, l’energia nucleare in Italia è sempre stata un argomento divisivo, segnato da
fasi di sviluppo iniziale e successive battute d’arresto. Ecco una panoramica della storia del
nucleare nel nostro Paese e uno sguardo al dibattito odierno.
L’Italia ha iniziato a esplorare l’energia nucleare negli anni ’50 e ’60. Nel 1964, fu costruita la
prima centrale nucleare a Cesenatico, seguita da altre in diverse regioni, come Trino Vercellese e
Latina. Negli anni ’70, l’Italia disponeva già di un programma nucleare ben sviluppato, con diverse
centrali operative o in fase di realizzazione.
Tuttavia, dopo il disastro di Chernobyl nel 1986, l’opinione pubblica italiana si schierò fermamente
contro l’energia nucleare. Nel 1987, a seguito di un referendum, il Paese decise di abbandonare
definitivamente il nucleare. Il 67% degli elettori votò per la chiusura delle centrali, anche se alcune
erano già state dismesse per motivi di sicurezza, e l’Italia smise di costruirne di nuove.
Nel 2008, dopo anni di discussioni, il governo italiano decise di riavviare il programma nucleare,
prevedendo la costruzione di nuovi impianti entro il 2020. Tuttavia, in seguito all’incidente di
Fukushima in Giappone nel 2011, fu indetto un nuovo referendum che portò a un blocco definitivo
del piano. La maggioranza degli italiani votò nuovamente contro l’energia nucleare, sancendo in
modo definitivo l’uscita dell’Italia da questo settore.
Oggi, l’Italia è uno dei pochi Paesi in Europa senza centrali nucleari attive, e l’energia nucleare non
fa parte del mix energetico nazionale. Rimangono però alcuni impianti di ricerca, come il reattore
TRIGA di Casaccia, utilizzato a scopi scientifici.
Nonostante la scelta referendaria, il dibattito sul nucleare continua, soprattutto alla luce
dell’aumento della domanda energetica e dei cambiamenti climatici. C’è chi sostiene che il nucleare
potrebbe fornire una soluzione per ridurre le emissioni di CO2 e garantire una fonte stabile di
energia, mentre altri evidenziano ancora i rischi legati alla sicurezza e lo smaltimento delle scorie
radioattive.
A gennaio 2025, è stata presentata una proposta di legge per riaprire la discussione sul ritorno
dell’energia nucleare nel mix italiano, segnando un possibile punto di svolta rispetto alla posizione
storica del Paese, che aveva già abbandonato il nucleare con referendum negli anni ’80 e nel 2010. I
promotori del disegno di legge puntano su decarbonizzazione, sicurezza energetica e innovazione
tecnologica. D’altro canto, non manca una forte opposizione da parte di chi ritiene troppo alti i
rischi, sebbene ridotti, di incidenti e irrisolto il problema delle scorie radioattive.
Così, tra sostenitori e contrari, il futuro dell’energia nucleare in Italia rimane al centro di un vivace
dibattito, sospeso tra le urgenti sfide climatiche e ambientali e le persistenti preoccupazioni sulla
sicurezza.
Dalila Giordano, IV B Classico.