C’è qualcuno che parla nell’oceano

Abbiamo sempre pensato di essere l’unica specie in grado di usare un linguaggio complesso per la
comunicazione tra simili,ma negli ultimi anni abbiamo scoperto essere una convinzione
assolutamente errata. Uno degli esempi più sensazionali è quello della comunicazione tra i
cetacei,poiché molte specie appartenenti a questo gruppo di animali hanno strutture
sociali,comportamentali e comunicative estremamente complesse. Nel 2023,in una ricerca condotta
dall’università della California, pubblicata su PeerJ,i ricercatori sono riusciti a ottenere uno scambio
acustico con una femmina di megattera chiamata Twain tramite dei richiami registrati dallo stesso
gruppo dell’esemplare preso in considerazione,ed è stato subito visibile l’interessamento della
megattera già alle prime riproduzioni. Questa rispondeva a intervalli regolari riuscendo a
coordinarsi con le riproduzioni e i ricercatori pensano che quest’immediato interessamento potrebbe
essere correlato al fatto che i primi richiami riprodotti potessero essere proprio di Twain che ha
riconosciuto la sua “voce”,e se fosse così ciò sarebbe indicativo della grande intelligenza di questi
animali e delle loro capacità sociali,in quanto il riconoscimento della voce degli altri esemplari
aumenta la socialità nel gruppo e migliora la comunicazione durante la caccia o la fuga. Si pensa
anche che comunicando riescano a passarsi informazioni di vario genere. Per esempio durante gli
anni della caccia intensiva alle balene,gli esemplari che sfuggivano ai balenieri probabilmente
davano consigli ad altri esemplari per riuscire a eluderli a loro volta,dato che dopo alcuni anni
cacciare questi animali diventava sempre più difficile,nonostante l'esperienza che veniva
accumulata dai balenieri e le tecniche di caccia che si evolvevano. Questo è soprattutto vero per
orche e capodogli,che nel tempo,cambiano i loro comportamenti in base alle pressioni ambientali
con estrema facilità e versatilità, cambiamenti che partono da un esemplare per poi diffondersi in
un determinato areale o addirittura in tutti i membri della specie. Ciò dovrebbe spingerci a
salvaguardare e monitorare gli oceani per proteggere e comprendere meglio questi incredibili
“chiacchieroni marini”

Diego La Monaca, 4Bc