In questo periodo è comparsa nel mondo dei social la modella Emily Pellegrini. Ha ventitré anni e
viene da Los Angeles. Ha fatto innamorare molti calciatori, tennisti e anche uomini ricchi di Dubai,
che le hanno scritto proponendole un appuntamento.
In realtà Emily non è un essere umano, perché è stata creata dall’intelligenza artificiale. La sua
creatrice ha detto: “Ho chiesto a Chat GPT quale fosse la ragazza dei sogni dell’uomo medio e mi
ha risposto: con capelli castani lunghi e gambe lunghe, quindi gli ho detto di crearla esattamente in
quel modo. L’obiettivo era renderla simpatica e attraente. Volevo mantenerla il più reale
possibile”».
Ha raggiunto in poco tempo più di 190 mila followers, guadagna 10 mila dollari a settimana ed è
stata scelta da diversi brand per fare da testimonial ai propri prodotti.
Ma cos’è l’intelligenza artificiale? È un ramo dell’informatica, è l'abilità di un computer di svolgere
funzioni e ragionamenti tipici della mente umana, intesa non solo come capacità di calcolo o di
conoscenza, ma soprattutto di tutte quelle forme di intelligenza che vanno dall’intelligenza spaziale
a quella sociale, da quella cinestetica a quella introspettiva.
Si parlò per la prima volta di Intelligenza Artificiale nel 1956, durante un convegno in America, a
cui parteciparono i maggiori esponenti, inizialmente veniva però chiamata, Sistema Intelligente.
Essa viene utilizzata anche quotidianamente in diversi settori: in campo automobilistico,
nell’ambito della programmazione di giochi, nel mercato azionario, nella medicina, nella robotica.
L’intelligenza artificiale si è molto sviluppata con il passare degli anni e oggi rappresenta una realtà,
non più un’ipotesi. Se da un lato possiamo notare con entusiasmo il grande sviluppo tecnologico,
dall’altro, è entrata nella mente di molte persone la paura che queste macchine artificiali possano
sostituire l’uomo in molti ambiti lavorativi.
Tra i suoi effetti, è certo che può elaborare grandi quantità di dati in tempi molto brevi, può
effettuare analisi complesse e dare risultati precisi, può aiutare la qualità di lavoro in molti ambiti,
può aiutare a risparmiare denaro. Ovviamente, però, manca di personalità e di conseguenza di
empatia, la sua decisione si basa su quale sia la migliore soluzione analitica ma non sempre è quella
corretta, deve ancora essere perfezionata; allo stato attuale, in caso di cambiamento da parte
dell’ambiente rimarrà sempre la stessa e può comportare rischi per la privacy e la sicurezza dei dati.
Sebbene sia capace di fare cose straordinarie (addirittura anche creare un profilo virtuale che porta
il nome di Emily Pellegrini), io preferisco ancora all’Intelligenza artificiale le relazioni umane, per
mezzo delle quali si può crescere confrontandosi: ogni individuo è unico e può arricchire l’altro,
può regalare emozioni e sentimenti, affetto che un profilo artificiale non può dare.
Oggi, il rischio è ovvio, presunta dipendenza alla tecnologia, che potrebbe rendere le persone meno
capaci di compiere attività in modo autonomo. Naturalmente, non possiamo demonizzare lo
sviluppo e il progresso in ambito tecnologico, ma concentrarci sul vero pericolo, cioè un utilizzo
eccessivo, così come succede un po' con tutte le cose, è utile esercitare un responsabile equilibrio:
usare ogni cosa con una giusta misura, e non lasciarci usare dalle cose, divenendo schiavi moderni
in una società che si ritiene libera.
Sofia Maniscalco, 3B Classico
L’intelligenza del futuro?
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