Trovarsi davanti la società del futuro e dovergli trasmettere le conoscenze che le permetteranno di
procedere nella giusta direzione risolvendo i problemi che affliggono il mondo: questo è il ruolo del
docente. Il docente permette allo stato di avere un popolo istruito, il che è fondamentale per il
funzionamento di un sistema democratico. Com’è quindi spiegabile la carenza di docenti che sta
colpendo molti paesi e in modo particolare l’Italia?
La risposta è semplice: non c’è alcun motivo per cui un neolaureato con tanta preparazione e
altrettanto desiderio di realizzarsi professionalmente trovando un lavoro gratificante e sicuro decida
di imboccare la via dell’insegnamento. Lo stipendio medio di un docente di scuola secondaria di
secondo è di circa 2.500 euro mensili, cifra ridicola rispetto alle possibilità di guadagno offerte
dagli altri percorsi intraprendibili dopo la laurea, specialmente se si tratta di materie scientifiche
come matematica fisica e informatica, che costituiscono la maggior parte delle cattedre scoperte
(intorno a 1800 solo per queste tre materie).
Il problema però non è solo puramente economico, si tratta infatti anche di ciò che comporta essere
un docente. La maggior parte di essi lamenta infatti la difficoltà sempre crescente nel rapporto con
gli studenti, che non ne riconoscono l’autorità e non si pongono limiti fino a eseguire atti di vero e
proprio bullismo, e con i genitori, che sono pronti a battersi per i propri figli a prescindere dalla
situazione. Questi fattori, uniti all’eccesivo carico burocratico, portano ad uno stress costante che
rende difficile anche ai più volenterosi concentrarsi sul buon insegnamento.
Bisogna però precisare che l’Italia non è affatto l’unico Paese in cui si sta verificando un
progressivo calo di giovani che scelgono di diventare docenti ed un esponenziale aumento di
docenti che abbandonano la professione.
Questo è quanto emerso dal primo rapporto globale sugli insegnanti, pubblicato dall’ UNESCO lo
scorso 8 novembre, che raccoglie dati globali, nazionali e regionali sugli insegnanti allo scopo di
verificare i progressi compiuti verso l’obiettivo n°4 dell’agenda 2030 ovvero la garanzia di
un’istruzione di qualità in tutto il mondo. I dati evidenziano l’urgente necessità di insegnanti in tutto
il mondo, che interessa i tutti Paesi più sviluppati, sostanzialmente senza eccezioni.
Ovviamente spostando lo sguardo nei Paesi sottosviluppati e in via di sviluppo la situazione
peggiora drasticamente, ma subentrano altre più generali problematiche che meritano un’analisi
separata rispetto a quella di questo articolo.
L’ obiettivo n°4 dell’agenda 2030 risulta quindi sempre più utopico, come purtroppo quasi tutti i 17
obiettivi fissati dall’ONU che risultano lontanissimi dal mondo reale, in peggioramento su
molteplici aspetti.
Il futuro assume contorni sempre più drammatici, un futuro senza valori fatto di sangue e lacrime,
un futuro che nella mia visione trova nel docente l’unica figura in grado di invertirne la rotta, perché
il docente ha il potere di cambiare la società dall’interno e renderla lentamente migliore, come ci
insegna il professore del film capolavoro di Paolo Villaggio, che con la sua passione, capacità e
dedizione lascia una traccia indelebile nei suoi alunni, cambiandone probabilmente il destino.
Il film si intitola “Io speriamo che me la cavo”, frase che racchiude alla perfezione le mie emozioni
alla fine di questo articolo nel quale mi sono trovato ad alzare per un attimo lo sguardo verso il
futuro che mi attende.
Andrea Dolce, II CC
Senza docenti non esiste il futuro.
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