L’amore di Catullo.

Nulla potest mulier tantum se dicere amatam vere, quantum a me Lesbia amata mea est.

Nulla fides ullo fuit umquam foedere tanta, quanta in amore tuo ex parte reperta mea est.

Nessuna donna potrà dire ‘sono stata amata’ più di quanto io ti ho amato, Lesbia mia.

Nessun legame avrà mai quella fedeltà che nel mio amore io ti ho portato.

-Catullo.

L’amore.

Troppo scontato considerarlo un semplice sentimento, poichè è qualcosa di molto più complesso, vede

l’imposibilità di essere spiegato razionalmente, è un insieme di emozioi, di immagini, di profumi, di

sapori.

E’ una forza incontrollabile che ci rende vulnerabili, è come un incantesimo che ci rende capaci di

compiere azioni del tutto irrazionali, quasi folli.

Catullo, un uomo folle di amore per la sua Lesbia, un amore viscerale che lo porta alla totale irrazionalità,

che compie follie pur di vederla felice, che piange, si dispera e si distrugge per lei, è uno degli esempi più

veri di amore viscerale, che ti consuma, che ti rende folle.

C’è da capire anche che l’amore non è solo gioia, ha tante sfaccettature, proprio per questo è un sentimento

complesso, a sè, diverso da tutti gli altri.

Gelosie, fraintendimenti, rabbia, odio e ira, l’amore è anche questo, Catullo per quanto possa amare Lesbia

ci sono momenti dove si sente pervaso esclusivamente da questi sentimenti: ‘lo so, son come lei: la copro

ogni giorno d’insulti, ma morissi se io non l’amo’.

Essere innamorati significa annullarsi, signifia diventare la persona più fragile di questo mondo tanto che

saremmo disposti a fare di tutto pur di vedere felice la persona che ci sta accanto.

Spesso si ci fa una visione astratta, infondata della persona che abbiamo accanto, e anche se molto spesso

non è la persona giusta, e il nostro inconscio lo sa, cerchiamo di trovare sempre del buono in l*i, tanto che

ci illudiamo che potrebbe essere comunque ciò che ci rende felice.

“Povero Catullo, basta con le illusioni: se muore, credimi, ogni cosa è perduta. Una fiammata di gioia i

tuoi giorni quando correvi dove lei, l’anima tua voleva, amata come amata non sarà nessuna: nascevano

allora tutti i giochi d’amore che tu volevi e lei non si negava. Una fiammata di gioia quei giorni. Ora non

vuole più: e tu, coraggio, non volere, non inseguirla, come un miserabile, se fugge, ma con tutta la tua

volontà resisti, non cedere. […] Guardati, dunque: cosa può darti la vita? Chi ti frequenterà? A chi

sembrerai bella? Chi amerai e di chi diranno che sei? Chi bacerai? A chi morderai le labbra? Ma tu,

Catullo; sii fermo e tieni duro”.

-Catullo.

 

Dalila Giordano, III Bc