IL RUOLO DELLE DONNE NELL’ODIERNA ANTICHITA’

From Vienna, Austria At The Parliament Building The Athena Fountain (Pallas-Athene-Brunnen) was erected between 1893 and 1902 by Carl Kundmann, Josef Tautenhayn, and Hugo Haerdtl, based on the plans by Baron von Hansen

In una notte di un freddo dicembre, una giovane ragazza di sedici anni prima di addormentarsi tra le mura ombrose della sua stanza, pensando alla lite avvenuta nel pomeriggio con il fratello maggiore che contestava il suo modo di vestire, definito da lui troppo “appariscente”, rifletteva sul ruolo delle donne e sul loro profilo che era stato delineato nel corso dei secoli. In particolare, facendo affidamento a ciò che aveva studiato in classe e che le era stato spiegato, iniziò ad analizzare quella che era la figura della donna in ambito sociale e politico, per come veniva descritta in storia e in letteratura; iniziò proprio da quest’ultima in quanto era, per lei, materia di svago, divertimento ed era anche grande stimolo di riflessione. I suoi pensieri partono da Nevio, che descrive nella sua commedia “Tarentilla” un aspetto poco serio e sensuale della femminilità, via via trasformatosi in uno stereotipo di genere e ripreso anche da altri autori, come Plauto nella commedia “Asinara” E dopo essersi soffermata brevemente su questi autori prosegue il suo viaggio immergendosi nella letteratura di un’epoca di grande depravazione morale, approdando presso l’autore e uomo politico Catone il Censore, paladino del tradizionalismo e più fiero oppositore dell’ellenizzazione. Costui, durante il consolato del 195 a.C. si oppone all’abrogazione della lex Oppia, una legge mirata a limitare l’esibizione della ricchezza, e che colpiva maggiormente l’abbigliamento femminile. A questo punto la ragazza pensò al battibecco pomeridiano che aveva come oggetto di discussione proprio quello dell’abbigliamento, a detta del fratello, poco consono, giunse alla conclusione che nonostante fossero passati secoli e secoli, la situazione era la medesima, che nonostante ci fossero state importanti rivoluzioni e movimenti per l’emancipazione femminile, celebri quelli delle suffragette, le dinamiche erano le stesse, come se tutte le lotte fossero finite in un cestino, e la società si fosse immobilizzata come una statua di marmo. Nell’ analisi della giovane trova spazio anche la storia, un evento celeberrimo avvenuto nel 42 a.C., quando per la prima volta una donna prese la parola in pubblico nel Foro; costei era Ortensia, figlia dell’oratore Quinto Ortensio Ortalo, la quale con il suo discorso riuscì a fronteggiare quella che era la decisione presa dai triumviri, cioè l‘imposizione di una tassa sui grandi patrimoni che ledeva principalmente le matrone. Ortensia riesce così a difendere la posizione delle matrone ottenendo delle condizioni più miti; tuttavia, questa presa di posizione fu soltanto un’eccezione, poiché nonostante la condizione sociale in cui si trovava, secondo il diritto romano una donna doveva sempre sottostare alla tutela di un uomo, che sia il padre, il fratello o il marito. Analogamente ad Ortensia, la ragazza pensò alla moglie dell’imperatore Augusto, Livia Drusilla, che fu una donna tanto importante per la vita e le scelte dell’imperatore, ma che comunque rimase nell’ombra del marito.

“Dietro un grande uomo, c’è sempre una grande donna”. Nella mente della giovane risuonò questa frase, e collegò Livia ad un avvenimento letto recentemente su una pagina Instagram, cioè la separazione tra la Premier Meloni e il compagno Andrea Giambruno, che aveva assunto gravi atteggiamenti misogini e arroganti durante la conduzione del suo programma, e rimase sbalordita da come a secoli di distanza, sia traslata la concezione aliena di una donna al potere. La pagina presentava anche la riflessione dell’editorialista Massimo Gramellini: “l’Italia non è ancora un Paese per first gentleman e forse nemmeno per gentleman, cioè per uomini che sappiano camminare all’ombra di una donna di potere resistendo al desiderio di prendersi il centro della scena”;

la frase la colpì molto, poiché racchiudeva quello che è uno scenario che ancora dipinge le donne alla maniera quasi ottocentesca, o comunque, in certi campi, quasi d’intralcio (basti pensare, ad esempio, al rischio di perdere il lavoro per le donne in gravidanza). I pensieri della giovane, prima di prendere sonno, furono dedicati a quegli pseudo movimenti femministi basati sostanzialmente sul buonismo, ma che non lottano veramente, o almeno concentrano le loro “battaglie” su cose di poco conto come il genere dei nomi di professione (pensiamo a “dottora” o

“avvocata”),e  non combattono, quindi, per poter raggiungere quella della vera uguaglianza tra uomo e donna e quella dell’abbattimento dei pregiudizi e dei numerosi stereotipi di genere nati fin dalle origini.

Ella allora si domandò “bisogna continuare a ribellarsi appellandosi esclusivamente al buonismo, oppure ribellarsi cercando di rompere i vecchi equilibri e crearne dei nuovi consoni alla società odierna, in modo concreto e non apparente?”.

Dopo di ciò cadde tra le braccia di Morfeo.

Cleide Callari IV Bc