Il cammino verso l’estinzione

È in atto una strage silenziosa che mette a rischio il nostro futuro.

Quasi la metà degli impollinatori è già stata sterminata.

Ma le api sono indispensabili per la sopravvivenza dell’uomo e dell’intero ecosistema e la loro perdita metterebbe a rischio il nostro futuro. Sono le produttrici del 35% del cibo mondiale.

Pesticidi e cambiamento climatico rischiano di far scomparire per sempre le api.

 

Il tema delle api e degli impollinatori è centrale nel WWF, la più grande organizzazione mondiale che opera in difesa dell’ambiente e delle specie a rischio. Da anni attuano azioni concrete per la loro tutela, consapevoli che la perdita di questi insetti pone a repentaglio il nostro futuro e la varietà di organismi viventi, conosciuta come biodiversità.

Ma partiamo da una premessa fondamentale, quali sono gli insetti impollinatori?

 

Quando si pensa agli impollinatori i primi animali a venire in mente sono le api da miele (Apis mellifera). Tuttavia, tra gli insetti impollinatori figurano moltissime altre specie di api, almeno 16.000 altre specie appartenenti agli Ordini dei Lepidotteri, Ditteri e Coleotteri (coccinelle, maggiolini, scarabei, ecc…) e diverse specie di Imenotteri con famiglie vicine a quella delle api, come le vespe.

A compiere l’impollinazione ci sono anche altri invertebrati diversi dagli insetti, come gli acari e i ragni. Inoltre, gli zoologi stimano che almeno 1.000 specie del gruppo dei vertebrati svolgano l’impollinazione: il 9% di tutte le specie di uccelli e mammiferi è attualmente ritenuto un impollinatore. Tra i mammiferi i pipistrelli sono i pronubi più attivi, responsabili dell’impollinazione di un gran numero di piante economicamente ed ecologicamente importanti come l’agave e i cacti. Tra gli uccelli impollinatori rientrano i colibrì: essi si nutrono di nettare e di piccoli insetti frequentatori di fiori, grazie a una speciale conformazione del becco e della lingua che consente loro di raggiungere il nettare anche all’interno dei fiori a corolla tubolare.

L’importanza degli impollinatori per l’uomo e per la Natura è fondamentale: senza questi non sarebbe possibile la riproduzione dell’88% delle piante selvatiche e la produzione di due terzi della frutta e della verdura che consumiamo quotidianamente.

 

Due sono i loro più grandi nemici: pesticidi e cambiamento climatico.

L’utilizzo dei pesticidi è la principale causa della perdita degli impollinatori. Le api vengono in contatto con le sostanze chimiche mentre visitano i campi fioriti per raccogliere il nettare e il polline. Le conseguenze sono deleterie: le api possono morire in tempi brevissimi oppure perdere le capacità di rientrare al proprio alveare.

Il cambiamento climatico provoca inverni miti con fioriture anticipate, che causano una perdita di sincronizzazione tra la fioritura e l’attivazione delle api, oppure periodi di elevata siccità in cui i fiori, per rispondere alla carenza d’acqua, riducono la produzione di nettare mettendo a dura prova la sopravvivenza delle api.

 

Quali sono i rimedi al declino degli impollinatori?

 

La conservazione e il ripristino degli habitat naturali, il recupero di pratiche agricole tradizionali in via di abbandono a causa di motivi economici, insieme ad una drastica riduzione dei prodotti agro-chimici e alla “riprogettazione” agricola, è probabilmente il modo più efficace per evitare ulteriori diminuzioni o scomparse degli insetti impollinatori, in particolare nelle aree ad agricoltura intensiva.

 

Gli habitat possono essere ottimizzati, usando una varietà di approcci, infatti oltre che dalle fonti alimentari floreali gli impollinatori selvatici dipendono anche da altre risorse. La maggior parte degli Imenotteri, ad esempio, richiede siti di nidificazione, mentre i Ditteri e i Lepidotteri hanno bisogno di habitat dove ospitare le larve, spesso tipici di ciascuna specie.

Soltanto pochi studi hanno preso in considerazione l’importanza della disponibilità di risorse non floreali in relazione alla tutela dai fattori climatici e di mantenimento di nicchia ecologica. Di conseguenza, ad oggi, la maggior parte delle iniziative per migliorare l’habitat degli impollinatori si è concentrata sull’aggiunta di risorse floreali. Alcune indagini, tuttavia, hanno evidenziato l’importanza della conservazione del servizio di impollinazione anche nelle aree urbane come servizio fondamentale per il mantenimento della biodiversità negli spazi verdi urbani a beneficio del benessere umano e della fauna selvatica.

 

Inoltre sebbene l’intensificazione agricola sia una delle cause alla base del declino degli impollinatori in tutto il mondo, le colture a fioritura di massa (come la colza) possono fornire un effetto significativo, anche se “l’impulso di risorse” per gli impollinatori da parte degli agroecosistemi è di breve durata.

Ginevra Merulla IIIBC