Nell’ultimo periodo abbiamo assistito alla scomparsa di diversi personaggi noti del calcio che, con il loro esempio, hanno lasciato un segno nella storia di questo sport.
Il 29 dicembre 2022 in Brasile muore Edison Arantes do Nascimento, conosciuto da tutti come Pelè e considerato il calciatore più forte di tutti i tempi insieme a Maradona. Fin da giovane imparò a giocare a football con un calzino e dei pezzi di stracci, non potendosi permettere un pallone essendo di famiglia povera. Nel 1956, quando fu notato per la sua bravura, gli venne data l’opportunità di fare un provino, esordendo per la prima volta tra professionisti. Per mezzo di un goal formidabile ebbe inizio la sua carriera. A soli sedici anni Pelè divenne capocannoniere. Ad oggi è l’unico giocatore ad aver vinto 3 campionati del mondo: il primo nel 1958 contro la Svezia dove contribuì alla vittoria eseguendo un goal, considerato il più grande tra quelli realizzati in una finale di un campionato del mondo al punto che gli venne attribuito il soprannome “La Perla Nera”; il secondo nel 1962 contro la Cecoslovacchia e il terzo nel 1970 contro l’Italia.
Pelè giocava nella squadra del Santos ma, dopo diciotto anni, fu ingaggiato nella squadra New York Cosmos e, con la sua presenza, fece diffondere il calcio a New York. Ogni partita, ogni campionato in cui ha giocato, ha dato un grande contributo per arrivare al trionfo, con un record di 1200 goal in tutta la sua carriera.
Nel 1977 abbandonò il calcio agonistico per scrivere ben cinque libri; in seguito furono realizzati diversi film sulla sua vita. Nel 2022 viene ricoverato per un tumore al colon. La sua squadra per sostenerlo inserisce nelle maglie il suo simbolo: una corona tra due stelle dorate. Dopo la sua scomparsa il Santos ha deciso di non ritirare la maglia con il numero 10 per onorare Pelè.
Altro calciatore e poi allenatore di grande esempio è Siniša Mihajlović, di origine Serba.
Iniziò a giocare nel 1988. Durante la sua carriera ha vinto tanti campionati con coppe, supercoppe. È considerato uno degli esperti del suo tempo per la realizzazione di calci piazzati. All’inizio, aveva il ruolo di centrocampista, ma nel 1990 venne schierato al centro della difesa, perché valutato come uno dei migliori difensori del calcio di quell’epoca. Diviene allenatore di diverse squadre in diversi momenti della sua vita: Bologna, Catania, Fiorentina e nazionale Serba, Sampdoria, Milan, Torino e Sporting Lisbona. Nel 2019 gli viene diagnosticata la leucemia mieloide acuta, un tumore al sangue molto aggressivo. Il calciatore si era sottoposto a tre cicli di chemioterapia e un trapianto al midollo…egli era deciso e determinato a sconfiggere questa malattia e ci ha creduto fino all’ultimo momento. Nel dicembre 2019 torna in panchina, ma nel 2022 annuncia il ritorno del tumore, che aveva tenuto nascosto per un po’ di tempo soprattutto alla sua squadra. Successivamente seguito ha subito un intervento chirurgico. Normalmente chi lo affronta dovrebbe stare almeno una settimana in ospedale ma lui, nonostante i dolori e il dovere di riposare, già la mattina successiva andò ad allenare la sua squadra. Purtroppo ci ha lasciati il 16 dicembre 2022 all’età di cinquantatré anni. Non si è mai arreso, proprio come faceva in campo. Molti lo hanno apprezzato, tra cui Giorgia Meloni: “Ha combattuto come un leone”.
Gianluca Vialli è un altro calciatore che è andato via troppo presto. Morto a Londra il 6 gennaio 2023, è stato anche allenatore di calcio di nazionalità italiana. Vince tanti campionati, nel 1990 la coppa delle coppe, viene considerato il più forte centravanti e uno dei migliori del mondo degli anni ‘80 e ‘90 per velocità, tecnica, dinamismo, forza fisica e resistenza. Pertanto gli vengono attribuiti diversi titoli, come quello di capocannoniere della serie A, mentre nel 2019 viene nominato ambasciatore italiano insieme a Francesco Totti per il campionato d’Europa.
Nel 2017 scopre di avere un tumore al pancreas: ha lottato per alcuni anni; di solito questo tipo di tumore porta alla morte in pochi mesi, ma lui è stato forte, scrivendo in un suo libro: “Voglio ispirare le persone. Voglio che qualcuno mi guardi e dica: “Grazie a te, non ho mollato”.
Molti si chiedono come sia possibile che in questo periodo diversi calciatori quasi coetanei siano morti per malattia. Tanti sportivi, dopo la morte di questi due uomini, si sono preoccupati per la propria salute, ripensando a ciò che è successo negli anni ’90 e alle sostanze che assumevano senza pensare alle conseguenze che avrebbero potuto incontrare con il passare degli anni. Non stiamo parlando di doping ma di integratori o di un eccessivo uso di farmaci, tra cui il Microren, che adesso è considerato una sostanza dopante ma un tempo non si conoscevano i rischi ed era legale. Certamente la loro morte, legata a questi episodi, in riferimento all’uso di sostanze, rimane un’ipotesi, non essendoci nessuna prova scientifica che possa attestarlo. Ovviamente ciò non esclude che chiunque si sottoponga a gare sportive non debba essere scorretto: lo sport è autodisciplina e in quanto tale richiede spirito di sacrificio, ma anche tanta passione. Di essa sono stati motivati Pelè, Mihajlović e Vialli che, con il loro esempio, hanno dimostrato che fino alla fine si può vivere il proprio sogno pienamente.
Sofia Maniscalco IIBC