Il mio gatto è convinto di essere un cane, ne sono più che certa. Scodinzola quando è felice, ha bisogno continuamente di affetto e se tiro un bastoncino di legno, per farlo giocare, me lo riporta indietro tutto trionfante proprio come un cane!
Inoltre, diffida dai sui simili che, a differenza sua, solitamente sono apatici e solitari.
Tuttavia il mio gatto non è il solo a essere convinto di essere qualcos’altro.
Da una parte ci sono persone che si sentono leoni: ruggiscono, camminano in maniera fiera e divorano i più deboli; d’altra parte invece ci sono persone che si sentono formiche, che a testa bassa e silenti lavorano tutto il giorno anche se prima o poi sanno che saranno schiacciate da un passante poco attento.
Un “leone”, solitamente è un tipo che si dà delle arie di superiorità, che si mostra molto sicuro di sé e se ne vanta. Sempre a testa alta, fa vedere di sapere tutto e si comporta come se gli altri non potessero mai raggiungere il suo livello. Si crede migliore degli altri e attorno a lui c’è sempre chi lo idolatra e chi ne è vittima. Anche se probabilmente non è forte come sembra, ha bisogno di fare del male a qualcuno per infondere paura e farsi, quindi, rispettare. Inoltre, la modestia è un tratto tipico di queste persone. Si mostreranno sempre orgogliose e altezzose per risaltare rispetto agli altri.
Mentre quindi il complesso di superiorità consiste nell’avere un’opinione esagerata delle proprie capacità e dei propri successi, il complesso d’inferiorità (la formica) è un sentimento di inadeguatezza e insicurezza che deriva da una mancanza fisica o mentale, che può essere sia reale sia immaginaria. Chi ne soffre ha problemi cronici di autostima, tende a svalutarsi e a indulgere nella ruminazione mentale, di fatto impedendosi di andare avanti con la propria vita.
Sia il leone che la formica sono due eccessi agli antipodi che finiscono per causare nel soggetto gli stessi problemi.
Il leone, convinto che le sue idee e le sue azioni siano sempre giuste, non farà mai autocritica su se stesso e non imparerà mai dai propri errori, ma anche la formica credendo poco nelle proprie capacità non migliorerà mai, perché non riuscirà a buttarsi nelle occasioni che la vita gli presenta.
Come ci insegnano gli antichi, la giusta cosa da fare è trovare la nostra “via di mezzo”, il nostro equilibrio perché “in medio stat virtus”.
Per ambire alla virtù bisogna individuare i lati positivi e negativi del nostro carattere, lavorando sui negativi, ed essere consapevoli delle nostre capacità, cercando di migliorare ogni giorno i nostri punti deboli.
La perfezione di certo non esiste, ma come dice il buon caro Seneca, il primo step per raggiungere la virtù, è riconoscere i propri errori, solo così ci potremmo incamminarci verso la strada che conduce alla saggezza.
Alice Morreale VCC