Ai giorni d’oggi molti giovani, dopo aver studiato per parecchi anni attraversano molte difficoltà per trovare un posto di lavoro stabile, soprattutto nel proprio Paese: questo provoca l’emigrazione in altri stati in cerca di lavoro.
I lavori manuali (falegname, elettricista, idraulico, contadino ecc…) sono le mansioni meno ricercate, poiché sono ritenuti dai giovani “non sicuri”.
I giovani cercano un impiego stabile, statale o non, ma molto spesso, data la difficoltà nel trovarlo, sono costretti ad abbandonare i propri sogni e ad accontentarsi di un altro tipo di lavoro, solitamente del tutto differente dalle loro aspettative.
Questa situazione di instabilità provoca dei danni nei giovani, soprattutto in coloro che non hanno il supporto della famiglia. Sono, infatti, in vertiginoso aumento i suicidi nella fascia di età compresa tra i 20 e i 35 anni.
Un elemento che per molti prendono in considerazione prima di scegliere un lavoro è il reddito: la fascia di età che va dai 25 ai 35 anni constata che in base alla propria formazione e per poter mantenere se stessi e la famiglia, servano all’incirca 1500 euro mensili o comunque non meno di 1200 euro.
Mentre i giovani per cercare un posto di lavoro, influenzati dal guadagno, sono disposti a spostarsi anche all’estero, gli adulti si “accontentano” spesso di un qualunque impiego nella propria nazione.
Secondo me quindi, lo Stato italiano, per evitare l’emigrazione dei giovani dal nostro Paese e abbassare il tasso di disoccupazione, dovrebbe ideare molte agevolazioni per i giovani, più posti di lavoro che per possano permettere una stabilità economica ad ognuno. Un primo passo potrebbe essere quello di incrementare il numero dei concorsi pubblici (Poste Italiane, Ferrovie dello stato ecc…).
Agnese Di Natale, IIIAC