Certi eventi storici producono un cambiamento perenne nel mondo, che rimane nei secoli. Alcuni sono facilmente identificabili, come le due guerre mondiali, altri sono più difficili da individuare. È chiaro a tutti che la “pandemia” del coronavirus è un evento storico importante.
Quando si scrive questa parola, quando, di tanto in tanto la si risente alla televisione, ci si rende conto di quanto sia potente, di quanto lo sia diventata. Ormai è più di una parola, è un simbolo che rievoca in ognuno di noi momenti, sensazioni e stati d’animo. È un pugno allo sterno, che ci fa piombare in un uragano di lockdown, Green Pass, mascherine, vaccini, fase 2, curva dei contagi, riapertura, distanza, flashmob e Google Meet. Ovviamente ci ha anche insegnato tanto, per esempio che il futuro è incerto e bisogna vivere il presente senza perdere nessuna occasione; ma anche che ogni sacrificio viene ripagato.
In questi anni ci stiamo appropriando del mondo, distruggiamo foreste per costruirci qualcosa, facciamo guerre per dei territori, senza renderci conto che ci uccidiamo a vicenda per qualcosa che, in fondo, non ci appartiene. Perché il mondo non è nostro, e per quanto potremo sforzarci non arriveremo mai ad intendere le leggi che lo regolano. Ce ne stavamo dimenticando, e il coronavirus ce lo ha fatto brutalmente ricordare. Tutto questo è già un modo di lasciare un segno nella storia.
Un altro aspetto del coronavirus è stata la fortissima velocizzazione dell’inserimento della tecnologia digitale nella società. Abbiamo cioè assistito in ogni campo ad una digitalizzazione forzata, che ha portato a sfruttare di più e meglio le risorse a disposizione.
Adesso la digitalizzazione va avanti inarrestabile, accompagnata come tutte le novità da leciti dubbi e perplessità. Sappiamo bene di avere tra le mani qualcosa di potentissimo e che dobbiamo usarlo bene. Non dobbiamo, però, commettere l’errore di diffidarne a priori perché il progresso è necessario per il proseguire dell’umanità; e ora come ora, che piaccia o no, il progresso è internet e il mondo digitale (se usato bene).
È evidente che il coronavirus ci ha fatto perdere delle esperienze, ma in compenso ci ha fatto capire quanto sia prezioso il tempo, quindi non ci deve essere più un solo giorno della nostra vita trascorso sul divano a guardare cavolate su internet. Ci siamo resi conto che internet è pieno zeppo stupidaggini che, non si sa per quale motivo, riescono a tenerti attaccato al cellulare facendoti perdere la cognizione del tempo. Tutti buttiamo via così almeno un’ora al giorno. In un anno, sono più di quindici giorni. Quindici giorni interamente passati sul divano con le più grandi stupidaggini che ti ronzano nel cervello h\24: questa è la nostra realtà. Ecco cosa si intende per “uso corretto delle risorse digitali”: usarle sì, ma con moderazione e intelligenza.
Ora abbiamo la consapevolezza che ogni minuto buttato della nostra vita si somma ai mesi di lockdown in cui eravamo costretti a stare a casa e in cui le stupidaggini di cui ho parlato, erano anche utili per svagarti. Sta aumentando il prezzo di ogni cosa, perciò attenzione a non sprecare il tempo, perché il tempo è denaro.
Andrea Dolce, ICC