Corrispondenze immaginarie è un progetto d’arte pubblica partecipata ideato per Volterra XXII, da Mariangela Capossela, autrice di progetti di natura performativa e relazionale.
Grazie all’iniziativa della Capossela, sono state rese libere alcune delle migliaia di lettere mai spedite, scritte dai pazienti dell’ex Ospedale Psichiatrico di Volterra: il manicomio più grande d’Italia, attivo dal 1887 al 1978 e chiuso per effetto della legge Basaglia.
Più di 300 sono le lettere che sono state trascritte a mano sia dall’artista che dai cittadini di Volterra che sono poi state spedite in giro per l’Italia. Coloro i quali hanno accolto l’invito a partecipare a questo progetto, diventando i nuovi destinatari delle lettere, hanno risposto intessendo un vero e proprio dialogo con il mittente.
Conversazioni impossibili, soprattutto per lo sbalzo temporale, sono rese possibili oggi nel 2022, a distanza di molti anni, grazie ai ragazzi dei Liceo Classico Ugo Foscolo che hanno aderito a questo progetto, che è stato coordinato dalla prof.ssa Valentina Pulvirenti.
Gli studenti, hanno dovuto rispondere a una lettera del 1958, probabilmente invita ad un padre di famiglia, alla sua cara figlioletta.
“Cara e amata figlia,
Con tanto piacere ho ricevuto le 2 cartoline dove mi mi dici che ai saputo le mie buone nuove e sto proprio bene. Dirai a tua madre che mi mandi subito dei sigari che sono senza punti e passo le giornate cattive, digli che li spedisca subito. Mi pare mille anni di vedere qualcuno di casa pe sfogarmi di tutto quello che ho nel mio pensiero. Ti raccomando i sigari subito. Ti saluto saluta tutti di casa tua e di un bacio alle bimbe e a xxx e ricevi un bacio dal tuo
aff. Padre xxx.”
“Passo giornate cattive”, “Mi pare mille anni di vedere qualcuno di casa…” queste sono le frasi che maggiormente hanno invogliato più di 70 studenti a rispondere a questa lettera.
Gli studenti, intercalandosi nei panni della figlia, o di chiunque altro avesse in qualche modo trovato la lettera, hanno risposto avvalendosi del loro personale spirito creativo.
C’è chi ha finto di essere una figlia un po’ sbadata, che ha trovato la lettera in un futuro lontano e che si rammarica per il malessere del padre e per non esserci stata nel momento del bisogno; o chi ha impersonato il marito della figlia del paziente, che nel mettere in ordine alcune carte ha trovato questa lettera e si scusa per non essersi presentato prima al suocero.
Progetti come questi hanno dunque stimolato moltissimo la creatività degli studenti, che si sono cimentati in una scrittura immaginaria per ridare dignità a quelle persone, che una risposta dai propri cari non l’hanno mai avuta, e forse nemmeno una visita.
Oltre che allenare le nostre abilità di scrittura, esperienze come queste stimolano la riflessione, facendoci venire a contatto con sentimenti e sofferenze storiche di dimenticati pazienti caduti nell’oblio. Dovremmo tutti imparare quanta importanza possa avere rispondere ad un messaggio di un genitore, amico o parente che in quel momento ha bisogno di noi e che chiede aiuto, conforto, chiede di avere qualcuno affianco, perché “il regalo più prezioso che possiamo fare agli altri è quello di esserci”.
Alice Morreale VCC