“Abbracciare la nostra unicità per aprirsi all’unicità dell’altro.”
Sollevare tutte le nostre emozioni, ambizioni, valori belli e brutti, e abbracciarli, per poterci aprire all’unicità dell’altro e uscire dallo stato di conflitto che ci allontana: queste sono le parole con cui Drusilla Foer ha conquistato il palco di Sanremo.
Il festival di Sanremo ha esaltato la diversità, anzi, l’unicità, degli individui, con attenzione verso la dimensione privata.
Ma come si fa a esaltare la propria unicità, quando è lo Stato a impedirlo?
In Camerun la legge vieta i rapporti intimi tra persone dello stesso sesso, e nel libro “Laure e Ada” viene raccontato l’amore tra Laure, medico francese ed Ada, natia di un villaggio del Camerun.
L’amore nato tra le due è tanto tenero da spingere l’intero villeggio a schierarsi a loro favore, “nel senso della protezione, non della persecuzione”.
L’omosessualità e la transessualità sono illegali in 32 paesi africani su 54, punibili con l’ergastolo in Uganda, Tanzania e Sierra Leone e la pena di morte in Sudan, Somalia, Mauritania e nella Nigeria settentrionale.
Nel continente africano, la l’omosessualità è vissuta come una pratica aventi origini straniere e, in questo contesto, la lotta contro l’omosessualità e la “perversione delle società africane” assume una forte connotazione politica di riaffermazione del proprio dominio territoriale. Si combatte l’omosessualità in quanto importazione occidentale per riaffermare la propria sovranità.
Le influencer transgender Shakiro e Patricia sono state condannate a 5 anni di reclusione per “tentata omosessualità, oltraggio pubblico ai costumi del paese e mancanza di un documento d’identità nazionale.”, ben più disumani sono stati i trattamenti riservati a coloro che hanno tentato di protestare contro questo sistema discriminatorio.
I casi di violenza omobitransfobica in Camerun sono cresciuti: 578 nel 2017, 1.134 nel 2018, 1.380 nel 2019. Se una parte del trend può essere spiegata dal miglioramento nelle capacità di raccolta dei dati delle associazioni, resta innegabile la drammaticità della situazione. Solo a febbraio del 2021 sono stati uccisi almeno tre uomini gay e di più venti persone LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali e asessuali) sono state arrestate in base all’articolo 347-1 del codice penale, che punisce l’omosessualità con il carcere da 6 mesi a 5 anni.
Nelle prigioni sovraffollate, le persone LGBTQ subiscono spesso violenze psicologiche, fisiche e sessuali da parte tanto degli altri detenuti quanto delle guardie carcerarie.
Gli interventi internazionali in questo campo, seppur in buona fede, hanno generalmente l’effetto opposto, con un irrigidimento delle posizioni contro l’omosessualità per mantenere “saldi quei valori e tradizioni africane”. Alla fine del 2011, il primo ministro britannico, David Cameron annunciò che gli Stati africani che criminalizzavano l’omosessualità avrebbero rischiato di vedersi ridurre gli aiuti da parte loro: una dichiarazione percepita subito come un lampante esempio di imperialismo culturale a cui diversi leader africani (ad esempio in Ghana o in Uganda) hanno risposto che nulla gli avrebbe fatto abbandonare i propri valori, denunciando la minaccia alla sovranità statale rappresentata da questa dichiarazione.
Una petizione portata avanti da più di cinquanta organizzazioni attiviste africane sostiene che bisogna intervenire più nell’educazione che attraverso sanzioni: la soluzione infatti non sta nel prescrivere determinati valori da parte di politici o attivisti esterni all’Africa, ma nel rendere la difesa dei diritti umani parte dei movimenti nazionalisti.
La nostra Costituzione prevede che la persona preesista allo Stato, che ha l’obbiettivo di tutelarne i diritti, non limitarli. Nel caso si venga a creare un contrasto tra leggi dello Stato, scritte, e legge morale, non scritte, non bisogna certo venire meno a nessuna di queste, ma sta a chi decide riguardo le prime farsi carico di non realizzarle in modo tale da essere percepite dai cittadini come ingiuste o forzate, altrimenti porterebbero a disobbedienza e sfiducia per l’autorità.
Il diritto scritto non può mai essere contraddetto dal diritto naturale, almeno fino a quando non neghi il principio di uguaglianza che porterebbe alla negazione proprio del diritto.
Gli Stati si fondano su valori, persone, comunità, lo Stato è per l’uomo, non l’uomo per lo Stato.