L’attesa del piacere

È vero che l’attesa del piacere si conclude nel piacere stesso?

 

È durante l’attesa del sogno e del desiderio che si compie e si completa il piacere, che si insinua nella vita di tutti i giorni senza permesso, trova spazio nei mille attimi vuoti della giornata e aumenta senza sosta la smania che il piacere venga appagato.

 

È proprio l’attimo di attesa del desiderio che si rivela tuttavia ambiguo e ambivalente: se da un lato è proprio nel momento di desiderio che proviamo il massimo piacere possibile, dall’altro, questo è inevitabilmente seguito da una realtà che spesso delude e non soddisfa le aspettative create.

Le cose materiali sono considerate infatti insufficienti alla soddisfazione di qualsiasi desiderio perché finite, in contrasto con il desiderio stesso, infinito per natura.

 

Secondo Leopardi l’insoddisfazione del piacere deriva sostanzialmente dalla natura umana dell’uomo, che tende verso un infinito che non comprende, e dal quale si aspetta sempre più di quello che ottiene.

Se il piacere e la sua soddisfazione non possono essere trovati nelle cose materiali, allora l’uomo non può fare altro che rivolgersi alla capacità innata di ognuno che potrebbe, anche solo marginalmente, appagare il proprio desiderio: l’immaginazione.

 

 

Nemica dell’immaginazione è la realtà che distrugge i desideri dell’anima celati nelle cose che non si vedono.

L’anima s’immagina quello che non vede, che quell’albero, quella siepe, quella torre gli nasconde, e va errando in uno spazio immaginario, e si figura cose che non potrebbe se la sua vista si estendesse da per tutto, perché il reale escluderebbe l’immaginario.

  • Leopardi, “lo Zibaldone”

 

 

Affianca la realtà poi, anche la conoscenza poiché è sempre più bello ciò che è lontano e ignoto, di cui non si conoscono i difetti, che si può modificare attraverso l’immaginazione a proprio piacimento.

 

La malinconia, la nostalgia, il sentimento sono così dolci per l’anima quindi, perché lasciano che la mente affondi in un oceano di pensieri ed emozioni e navighi senza frontiere verso gli abissi più profondi dell’anima, lasciando che essa crei situazioni e circostanze probabilmente irrealizzabili nella vita reale.

 

Desideriamo, senza sapere perché.

E ci perdiamo lasciandoci trascinare dalla violenta corrente che è il desiderio, che confonde, disordina e scompiglia, persuadendoci ad affidarci sempre al domani e mai all’oggi.

 

“Ci sono due giorni all’anno in cui non si può fare niente. Uno si chiama ieri e l’altro si chiama domani, perciò, oggi è il giorno giusto per amare, credere, fare e, principalmente, vivere!”

  • Dalai Lama

Giulia La Carrubba