La musica è sicuramente una delle cose più spettacolari che la Terra ci abbia mai regalato: tanti suoni distinti che, riprodotti uno dopo l’altro, sono capaci di comunicare messaggi e far provare emozioni.
La musica è un linguaggio universale, compreso da tutti gli esseri viventi, un linguaggio che sostanzialmente fa parte della Natura. Ed è proprio in natura che avvengono alcuni dei più brillanti “spettacoli musicali”, ad opera di animali.
Difatti, come dimostrano degli studi effettuati da biologi che si occupano di bioacustica, nel mondo animale esistono innumerevoli canti, complessi e ben strutturati, diversi di specie in specie, utilizzati dagli animali per riconoscersi tra loro, per attrarsi vicendevolmente durante i periodi di accoppiamento o per comunicare pericoli, minacce e addirittura stati d’animo. Un caso molto noto e alquanto particolare è quello degli uccelli. In molte specie, le femmine giudicano la potenzialità e l’esperienza dei maschi proprio dal loro canto: più complessi sono i gorgheggi e maggiori sono le note, più esperto risulterà il maschio. Gli scriccioli della California utilizzano invece uno specifico canto per localizzarsi tra di loro: questa specie ha un repertorio di oltre 200 temi, che vengono emessi sempre nella stessa sequenza; ad ogni ripetizione, lo scricciolo più vicino ripete le stesse note. In questo modo è più facile per loro trovare i propri compagni, senza rischiare di perdersi o incorrere in dei pericoli.
Si è studiato inoltre come molti dei canti in natura siano vicini anche all’uomo. Il canto delle megattere, uno dei canti più affascinanti e strutturalmente complessi, è stato per secoli ascoltato da popolazioni tribali, soprattutto nord americane, e con il tempo inserito nei loro canti popolari; ma già l’Uomo di Neanderthal circa 50.000 anni fa costruì una sorta di flauto con resti di ossa per imitare i suoni che sentiva provenire dalla natura.
Un legame ancora più forte tra animali e uomini è dimostrato dalla musica classica. I canti degli animali presentano una struttura, composta di note e accordi, molto simile a quella della composizione classica ed è questo uno dei motivi per qui quest’ultima sia nota non solo per essere capace di alleviare gli animi umani, ma di arrivare anche a quelli degli animali. Un bellissimo esempio in merito ci è dato da Paul Barton, pianista britannico in pensione, che da qualche anno si reca all’”Elephants World”, un territorio protetto in Tailandia al cui interno vi risiedono circa trenta elefanti, salvati dopo anni di maltrattamenti. Tutti questi elefanti per anni sono stati sfruttati per la trasportazione di materiali e mai curati, vittime di continui abusi e abbandonati a se stessi e alla progressiva deforestazione che investiva il loro habitat naturale. Molti di loro adesso sono cechi e con grandi cicatrici di profonde ferite sulla pelle. Ciò di cui Barton si occupa è suonare brani di musica classica a questi elefanti, per rassicurarli ed abituarli alla presenza umana, della quale non hanno più motivo di spaventarsi. Barton racconta di come gli animali fermino qualsiasi cosa essi stiano facendo e lo ascoltino, avvicinandosi spesso al pianoforte. Quei minuti di musica rappresentano per loro una boccata d’ossigeno, uno stacco da quella vita fatta di passate sofferenze e brutte cicatrici, fisiche e morali. Da Beethoven a Debussy, da Bach a Vivaldi, questi elefanti godono di un maestoso repertorio musicale, sul quale si divertono a ciondolare la proboscide a ritmo e con questa schiacciare volentieri qualche tasto nero e bianco.
Quello di cui siamo certi è che la musica è un dono prezioso, non è un linguaggio umano, non è un linguaggio animale. Non è un linguaggio ostacolato da barriere linguistiche o mentali. È il linguaggio della Natura, della Terra, che tutti percepiscono e mediante il quale tutti possono comunicare, che arriva dritto alla mente e al cuore e che da quest’ultimi, spesso meglio delle parole, riesce a far fuoriuscire vere e pure emozioni.