In eterno
Questa notte fredda di malinconia,
accendo una candela di speranza
in ricordo dell’umanità spazzata via.
Le mani crudeli e malvagie di un uomo
cancellarono vite e sogni innocenti,
presentandosi empie come un tuono.
Azioni scellerate, commesse senza pietà
resero per sempre spenti i loro occhi,
precipitando in quella macabra realtà.
I falsi miti mascherati da un forte credo
hanno dilaniato e bruciato i loro animi,
avvicinandoli ad un eterno congedo.
Dentro quei luoghi infernali Dio è morto,
inorridito dai pianti strazianti dei bambini
che cercavano le madri per un conforto.
Adesso quelle manine toccano il cielo,
sorridendo e perdonando i loro uccisori
e coprendosi il viso con uno scuro velo.
Prof.ssa Marta Busuito
MAMMA, PAPA’… DOVE SIAMO?
Mamma, papà…dove ci stanno portando?
Pensavo di salir sul treno,
e in giro per il mondo viaggiando.
Spalanco gli occhi, alzo il capo,
ahimè, tutto è ormai cambiato.
Casa, cibo, vestiti, sono spariti
sento solo il lamento di pianti infiniti.
Strazianti grida rimbombano al mio orecchio,
doveva essere un giorno perfetto!
E invece… persone cattive vi strappano via da me,
mamma, papà…perché?!
Molte marachelle ho combinato,
ma non penso di averlo meritato.
Mamma, papà… ho fame e freddo, ricordo il mio nome a stento,
soltanto un numero sono diventato!
Ho bisogno di un abbraccio, di affetto,
ma il cuore delle guardie con le svastiche è vuoto dentro.
Mamma, papà… morte, sfruttamento, dolore nei campi ho visto.
Dopo tante atrocità la tragedia è finita.
Percosse, sofferenza ho provato,
vendicarmi sempre ho desiderato.
Io, però, diverso son dai nazi-fascisti,
col tempo odio e rancore non li ho più rivisti,
è rimasto solo il perdono.
Mamma, papà… dove siete?
Sono passati 80 anni da quando ci hanno separati.
Ricordate anche lassù:
Sensibilizzare è efficace,
non lo è un mondo che tace.
Olocausto, sterminio, genocidio,
immane catastrofe dai mille nomi.
Ognuno può far la sua parte,
la Shoah non è avvenuta su Marte!
Vito Paternò, 1C Classico
Il rumore del silenzio
Non c’è altro che il rumore del silenzio qui,
in questi campi bui e desolati
il filo spinato, ormai consumato, li circonda.
Queste terre conservano l’atroce ricordo,
grida strazianti delle madri separate dai loro figli,
la cui infanzia è stata strappata troppo in fretta,
spogliati della loro identità,
limitata ad un numero inciso sul braccio.
Non c’è altro che il rumore del silenzio qui,
in queste terre aride,
e il vento trascina frammenti di camicie rigate.
Questi campi hanno conosciuto solo terrore,
di chi è stato stato privato di tutto,
di chi ha lottato persino per un pezzo di pane,
di chi ha perso la sua dignità,
e non riconosce più sé stesso.
Si percepisce ancora, a distanza di anni,
l’incertezza che aleggiava durante la notte,
il dubbio e la paura su chi sarebbe stato il prossimo,
di chi avrebbe alimentato quella scia di fumo,
che solcava costantemente il cielo.
Non c’è altro che il rumore del silenzio qui,
in queste terre che portano l’amaro,
dell’ultimo respiro inalato
da chi ormai non credeva più nella speranza,
da chi non credeva più nell’umanità,
da chi venne ucciso brutalmente
per l’unica colpa che aveva:
essere nato.
Tania Spatazza, 1C Classico
Un petalo che cade
Un petalo che cade
quest’incubo sembra l’Ade
È un incubo che sembra non finire
Ed io pian piano mi sento morire.
Fino a qualche giorno fa mi divertivo e giocavo
Adesso una buca scavo
Ricordo ancora quelle giornate
Che erano tanto colorate
Ora La tristezza di noi si impossessa
E sento che non sono più la stessa
Mi viene da piangere , da gridare
Ma non posso parlare
Il corpo , ormai, mi sta abbandonando
Ed io mi sto incamminando
Per quella via che porta al luogo di morte
Hanno aperto già le porte
La rosa rossa si è appassita
Ed io sono partita
Aldilà sto per arrivare
E almeno tu la felicità fammi trovare
Mariachiara Castelli,1C Classico
Da persone a numeri…
Il tempo non scorreva mai,
ma volgevano al termine anni.
So di essere rimasto solo,
ideando un piano d’uscita
per rivedere la luce del sole
ormai oscurata da quella nuvola abbrustolita,
che ha portato via quelli che come me
erano in cerca di sogni e gioia infinita.
Il mio “corpo” ormai oscilla tra un filo spinato
e tutte le speranze che ho accumulato.
Non ho più identità, non sono più nessuno
e ormai solo quel 998 su quel carro si avvia,
parte per un viaggio, senza alcun ritorno.
Generale, la guerra è finita,
il nemico è scappato, è vinto e battuto
dietro la collina non c’è più nessuno,
solo silenzio e un trauma eterno.
Giorgia Lalicata e Flavia Dispenza, 1C Classico
In quel buio vagone
In quel buio vagone
fra tante anime docili,
giacevi tu, smarrito e stremato,
ignaro di ciò che sarebbe accaduto.
In quel buio vagone,
di questo crudele treno,
che in soli pochi istanti
ti ha strappato via tutto.
In quel buio vagone
traspirava uno spiraglio di luce,
che ispirava speranza
ma segnava la tua vita.
In quel buio vagone
da cui finalmente uscivi,
si infrangevano i tuoi sogni
e la tua libertà.
Giuseppe Nuara e Andrea Scaglione, 1C Classico
IN MEMORIA DI…
In lontananza una nube e il terrore,
le urla ed il fuoco, la morte;
dai campi di pessima sorte
si udiva il dolore.
Lunghe giornate ricorrono
in una soltanto,
la pena ed il pianto
i ricordi rincorrono;
Vittime di ingiustizia
quei poveri ebrei
errore grande, direi,
ucciderli con tanta malizia.
Impariamo ad amare
ma senza l’offesa,
senza l’inganno e senza la pretesa,
Senza un passato da dimenticare.
Aurora La Scalia, 1C Classico
Un viaggio senza ritorno
Vagoni carichi andavan dispersi,
bambini, uomini e donne incoscienti,
speravano in un arrivo
ma non sapevano il loro crudele destino.
Un filo spinato li avvolgeva,
pian, piano tutti li divideva
i volti bianchi, stremati e impauriti
senza scrupoli venivano uccisi.
Non c’erano differenze,
bambini, adulti, bestie…,
stremati, svergognati, numerati,
infine cremati.
Nulla si possedeva,
solo un’aria pesante e gelida li avvolgeva,
sommersa di fumo, puzza, lamenti, spari, grida
ma dopo un po’ anch’essa moriva.
Un orrore crudele e insensato,
tante vittime ha provocato,
teniamo sempre vivo il ricordo
in modo che non sparisca ignoto.
Maria Messana, 1C Classico
Vite spezzate
I vagoni del treno si riempivano di gente,
cui era stato tolto tutto e non avevano più niente.
Venivano vestiti con un pigiama a righe, recintati con un filo spinato
dopo di che il braccio gli veniva marchiato.
Il dolore e lo strazio dalla camera a gas si sente,
sono le vite spezzate, con un futuro inesistente,
e un numero indelebile riportato per sempre.
Nonostante tutto il tempo passato
questo brutto evento un ricordo ha segnato.
Ormai il filo spinato è un confine del passato,
di una tragedia che nessuno avrebbe mai immaginato.
Piuttosto che odio bisogna imparare ad amare
perché solo cosi la pace possiamo trovare.
Giuliana la marca, 1C Classico
Per non dimenticare
Ci sono parole scritte con la matita dell’orrore,
che solo a leggere ti si stringe il cuore.
Pensare a quelle fredde giornate d’inverno in quei campi,
mi fa pensare quanto siamo fortunati.
Un intero popolo fatto sterminare,
mentre tutto il mondo se ne stava lì a guardare.
Perché non si ripeta ancora una volta questa storia
Celebriamo ogni anno il giorno della memoria,
ricordiamo tutti quanti
che sono stati sottratti ai loro destini.
Per non dimenticare
E perché nel futuro tutto questo non debba mai più accadere.
Marika Messina,1C Classico
L’ oscurità
Salve, o meglio, Shalom a voi.
Sono Isaac e ho 13 anni.
Come voi
mi piace correre , giocare ,
ma ancora di più mangiare cioccolato.
Da grande vorrei costruire treni
Come mio padre ,
che era un grande ingegnere
prima di finire qua,
dove il lavoro che fa adesso
non si sa .
Dove? Direte voi:
in un posto fatto di legno e lamiere
dove non ci sono né coperte , né lenzuola,
ma solo tanti pigiami a strisce.
Un posto come il giorno uguale alla notte
tanto grande è l’oscurità.
Un posto dove non si ride
e nemmeno si piange
perché non se ne ha le forze.
Un posto dove non c’è tanto per i ricordi,
sono troppo lontani ormai.
Un posto dove non si ci chiama più per nome,
ma con i numeri, che sono scritti sulle nostre braccia.
Un posto , dove si sente solo l’odore della morte
Federica Mantione ,1C Classico
La notte nei lager
Quel buio angolo che segnava il mio letto
Da dove si sentivano urla strazianti.
Le ore passavano e sembravano non finire.
Sognando bui e tristi pensieri
E alla fatica di ieri.
Al mattino molti in meno
E sembrava un cimitero.
Questa era la notte nei lager.
Per non dimenticare.
Antonino Carlisi e Giovanni Terrana,1C Classico
I teli rossi
Giorni bui passiamo qua,
torture subiamo senza umanità.
Non c’è amore solo cattiveria,
forse ci resta solo la miseria di una
piccola speranza.
La crudeltà ci invade senza misura,
morti vediamo a dismisura:
Non c’è età (bimbi in fasce , grandi e vecchi)
Che si trasformano in tanti teschi.
Abbiamo fame , sonno e gelo,
e poi alla fine ,finiamo morti sotto un telo.
Ilenia Curto,1C Classico.