CANNABIS LEGALE, LA RISURREZIONE DI UN DIBATTITO TRA AVANGUARDIA E SCETTICISMO

L’attualità ci mostra l’avvenimento di cambiamenti radicali in Europa sul tema della Cannabis legale. Difatti, il Lussemburgo è appena diventato il primo paese europeo a legalizzare la produzione di marijuana. Alla luce di quest’ultimo sviluppo, è legittimo interessarsi allo statuto della Cannabis nel nostro paese.
 
Una controversia mai archiviata
 
Sebbene negli anni passati sia stato un dibattito accantonato a causa di problemi richiedenti immediata risoluzione, la questione della Legalizzazione della Cannabis ha ripreso a circolare.
 
L’11 settembre 2021, l’organizzazione no-profit Meglio Legale, ha riacceso il dialogo sulla tematica proponendo il “Referendum sulla Cannabis Legale”. Il quesito referenziale, da sostenere con una raccolta di 500 000 firme esclusivamente online, richiedeva di non considerare reato la coltivazione della Cannabis, di eliminare le pene detentive per qualsiasi condotta legata al suo consumo e abolire la sanzione del ritiro della patente. A tal proposito, bisogna precisare che promotori e sostenitori di tale quesito non sono favorevoli alla guida sotto effetto di stupefacenti.
 
Statuto giuridico della Cannabis
 
Osservando le norme in vigore relative alla coltivazione o uso di Cannabis, ci accorgeremo di come l’ordinamento giuridico italiano risulti confusionario a riguardo. Notiamo che in Italia l’uso della Cannabis è legale per scopi medici ed industriali, e anche l’uso personale ricreativo non viene penalizzato purché non si superino certi limiti, non fissati nelle normative italiane.
 
L’unico limite si potrebbe considerare il cosiddetto “spaccio”. Precisamente, nonostante la Corte di Cassazione nel 2019 abbia stabilito che coltivare Cannabis a livello domestico e in piccole quantità sia legale per la legge italiana, vi sono distinzioni relative alla concentrazione di THC (superiore o inferiore allo 0,5%), alla quantità di Cannabis detenuta (superiore o inferiore ai 5 grammi/persona) e al modo in cui viene conservata (se divisa o meno in confezioni diverse, cosa che suggerisce l’idea di spaccio).
 
Storia ed evoluzione dell’uso della Cannabis in Italia
 
Ripercorrendo la storia della canapa in Italia, per quanto possa risultare spiacevole, bisogna ammettere che ora come in passato il nostro paese ne è stato un grande consumatore e produttore.
 
Di fatto, negli anni Quaranta del secolo scorso si credeva che l’Italia fosse il secondo più grande produttore di Cannabis a livello industriale nel mondo; mentre nei decenni successivi la produzione diminuì in seguito all’introduzione di fibre sintetiche e alla diffusione della campagna contro i narcotici.
 
In seguito, nei primi anni duemila, l’uso della canapa venne finalizzato a scopi medici ed industriali, solo via l’impiego di piante con percentuali di THC inferiori allo 0,6%. Da quel momento la Cannabis per utilizzo terapeutico è divenuta abituale sotto prescrizione, con applicazioni differenti quali: lenire il dolore di sclerosi multipla o lesioni al midollo, sopperire alla mancanza di fame relativa ad anoressia nervosa o malattie oncologiche, alleviare i sensi di vomito e nausea conseguenti a chemioterapia e radioterapia e ugualmente in cure per l’AIDS.
 
Notiamo d’altronde che si rivelò inutile la legge della Corte di Costituzionale del 2014 che stabiliva pene tanto severe per il possesso canapa quanto per quello di eroica o cocaina. Infatti, secondo un sondaggio del 2015, più dell’80% degli italiani considerava inefficaci le leggi contro le droghe leggere, altrettanti erano a favore della legalizzazione e circa il 50% riteneva che quest’ultima potesse favorire le finanze pubbliche. Non è quindi un caso se negli anni successivi l’Italia abbia detenuto il terzo posto per consumo di Cannabis nell’Unione Europea.
 
Infine, è rilevante evidenziare che diversi partiti politici italiani si sono espressi contro il proibizionismo, sostenendo che la legalizzazione possa ridurne il consumo, soprattutto tra gli adolescenti (l’adrenalina del rischio venendo meno) e che contribuisca ad indebolire le entrate delle organizzazioni criminali, indirizzandole verso lo Stato come tasse. Tuttavia, opinioni antitetiche militano contro la legalizzazione, affermando che quest’ultima porterebbe problemi di salute alla popolazione e non ridurrebbe la tossicodipendenza.
 
In conclusione possiamo affermare che si tratti di una questione piuttosto controversa, che potrebbe portare grandi cambiamenti nella nostra società, per alcuni difficili da accettare e per altri particolarmente favorevoli.