In questi ultimi anni è sorta una grande polemica intorno al tema dell’eutanasia, in un periodo in cui la cultura sembra rifiutare l’incontro con la morte.
Ma in cosa consiste? Letteralmente “eutanasia” significa “buona morte”, si tratta infatti della possibilità di porre fine ad una vita sofferente con una morte meno dolorosa di quella che si attende.
Come spesso accade, anche in questi casi, l’opinione comune si divide tra favorevoli e contrari, entrambe le parti sostenute da buoni argomenti. Se da un lato si crede che, vivendo in una democrazia, l’uomo debba essere libero di scegliere il proprio destino e pertanto, debba avere la possibilità di decidere se continuare a sopravvivere legato ad una macchina o usufruire della stesse conoscenze mediche per riposare in pace; dall’altro l’eutanasia viene vista sia come un fallimento da parte dei medici, tenuti a non sottoporre mai farmaci letali ai pazienti e a salvarne la vita (secondo il giuramento di Ippocrate), sia come un’infrazione dell’etica morale e religiosa dell’uomo.
Talvolta infatti si crede che un individuo gravemente malato non sia in grado di prendere per sé delle decisioni, quasi come accecato dal dolore, e nello stesso tempo che la propria famiglia, nonostante lo veda soffrire, non abbia diritto a dargli sollievo.
Esistono tre diverse forme di eutanasia, in particolare distinguiamo l’eutanasia attiva, ovvero quella in cui la morte viene provocata o accelerata direttamente dal medico mediante l’iniezione di farmaci letali, secondo la scelta del paziente o dei suoi familiari; quella passiva, cioè la morte del malato dovuta all’interruzione del trattamento farmacologico o degli interventi del medico che potrebbero prolungare la vita; ed infine il suicidio assistito, nel quale un medico prescrivere farmaci necessari al suicidio ed il modo di assumerli, senza intervenire direttamente.
In alcune parti del mondo, compresa l’Italia, è un campo ancora estraneo alla legge, proprio per questo è certo che l’eutanasia venga applicata sotto banco, sia essa attiva o passiva. Persone desiderose o bisognose di tale azione, non esitano infatti a recarsi in posti in cui la morte assistita è legale e regolarizzata dalla legge. Stiamo parlando del Belgio, Svizzera ed Olanda, ma anche della Spagna che ha recentemente approvato la legge sull’eutanasia.
La notizia si è diffusa molto in fretta, la Spagna è infatti il quarto paese europeo ed il settimo al mondo ad aver approvato una legge, che entrerà in vigore a giugno, a favore tanto dell’eutanasia attiva quanto del suicidio assistito. Ovviamente questa potrà essere applicata solo in determinate circostanze, in particolare solo per i cittadini spagnoli, capaci di intendere e di volere nel momento della loro scelta e nel caso in cui un paziente sia affetto da una malattia grave ed incurabile
La Spagna ha, quindi, deciso di porre fine alle proprie sofferenze e ha permesso a persone senza una vita degna di essere vissuta di riacquistare la propria dignità. Secondo la mia opinione paesi come la Spagna agendo in maniera empatica e con comprensione si sono ispirati ai principi dell’humanitas latina.