Ormai da molti mesi questa situazione ci costringe a vivere una vita piuttosto solitaria e poco movimentata, tutti ci siamo sentiti privati anche dei piccoli e banali momenti, ma soprattutto delle grandi opportunità. Spesso ci è capitato di ritrovaci a riflettere ed è da queste riflessioni che nasce un grande paragone: infatti, così come noi, in una piccola gabbia che non è altro che la nostra casa, un giovane di 20 anni, due secoli fa, si sentiva nella nostra stessa situazione, si tratta proprio del celebre Giacomo Leopardi, il poeta più amato dai giovani. Forse non tutti sanno però che il cosiddetto ‘poeta solitario’ era in realtà dall’indole prorompente e bramoso di libertà. L’anno è il 1819 e Giacomo sta per compiere 21 anni, quindi è vicino alla maggiore età, nella sua mente vagano molti ideali di emancipazione, ma anche lui è costretto al triste ‘lockdown’. Questo confinamento, esattamente come sta accadendo a noi, segnerà la sua esistenza e il suo fare letterario. Il poeta nel componimento ‘Il passero solitario’ ci dice: “Che ne sembrerà di questo desiderio? Che me ne parrà di questi miei anni? Che cosa di me stesso? Ahimè, mi pentirò e spesso, mi volgerò indietro, ma senza possibilità di consolazione.”
E noi? Che ne è stato del nostro desiderio? Ad oggi è difficile trovare una risposta a questi quesiti, ed è proprio questo il caso in cui dovremmo farci ispirare:
“Io nel pensier mi fingo, ove per poco il cor non si spaura…”
E’ d’insegnamento l’ardire del desiderio, anche nelle condizioni più disagiate. La voglia di sognare, anche quando la realtà sembra negarlo. Come può, tuttavia, il desiderio consistere anche quando si scontra con la realtà, come nel caso di Leopardi? La risposta sta nell’immaginazione.