“La libertà personale è inviolabile”. Recita così l’incipit dell’art.13 della Costituzione italiana. Abbiamo però riscontrato come, alla luce dei tragici eventi verificatisi in questi mesi, essa sia stata messa a dura prova e come ognuno di noi, nessuno escluso, abbia cominciato a provare sulla propria pelle una sensazione che è divenuta sempre più soffocante, angosciosa, carica di paura. Sebbene questa vicenda sia già così drammatica soltanto a rimembrarla, vi è forse anche un’ulteriore notizia che, aggiunta alla precedente, dovrebbe sobillare un tale sconvolgimento nei nostri animi così da farci, una volta per tutte, aprire gli occhi e comprendere la società non solo nella quale viviamo, ma della quale siamo anche stati gli artefici. Cosa risponderemmo se ci dicessero che noi, popolo italiano, democratico, ammirato per i suoi illustri esponenti e le eccellenti bellezze artistiche, siamo in realtà un popolo nel quale proprio tale libertà non si è mai, concretamente, realizzata? Certamente considereremmo assurdo tale quesito, probabilmente inizieremmo col passare in rassegna tutte le vicende mirabili dei nostri predecessori e forse, ancora, finiremmo per accostare il nostro Paese ad altri, soggetti tutt’oggi alla dittatura e ad un aspro e severo regime, così da mostrare l’infondatezza di quanto detto in precedenza. Ebbene, nonostante l’Italia sia una Repubblica, ormai, da oltre settant’anni, purtroppo è anche legittimo affermare come nel nostro tanto amato Paese, la libertà faccia ancora fatica per giungere alla sua piena realizzazione. Accanto alla tortuosa via che ha condotto al raggiungimento di incredibili traguardi nel corso degli anni, specialmente in seguito all’eliminazione di tutto ciò che poteva concernere il fascismo, ne corre parallelamente, però, anche un’altra, ancorata a stereotipi antiquati ed ottusi pregiudizi. Se “la nostra libertà finisce dove inizia quella degli altri”, troppo spesso accade invece che la nostra libertà ecceda oltre noi stessi e finisca, piuttosto, per prevaricare chi ci circonda.
Troppo spesso udiamo come ancora oggi, in Italia, centinaia di donne, madri, ragazze, adolescenti vengano considerate soltanto degli oggetti per gli uomini, di come queste siano giudicate per gli indumenti che portano indosso e di come vengano addirittura colpevolizzate per essere state loro le provocatrici dello stupro che hanno subito. Tuttavia questo non è l’unico ambito nel quale possiamo riscontrare l’oppressione della libertà.
Ancora troppo spesso infatti accade che vi siano persone costrette a reprimere, nascondere, negare a sé stesse e agli altri il loro orientamento sessuale per timore delle ripercussioni che potrebbero avere luogo nella società.
Troppo spesso poi, proprio per la mancanza di tolleranza da parte di tale società, si verifica che gli omosessuali siano derisi, picchiati pubblicamente, allontanati da determinati ambienti e condannati per sempre a vivere col marchio di individui strani, anormali, malati.
Troppo spesso succede che, soprattutto i giovani, vengano indirizzati presso una strada che conduce all’oblio dell’omologazione e, troppo spesso, accade anche che essi debbano soffocare la loro creatività, il loro stile, le loro idee per cercare di scampare al bullismo, che è anch’esso, costantemente, presente in mezzo a noi.
Infine, troppo spesso, avviene che individui provenienti dai ceti più poveri scelgano volontariamente di sopprimere la propria voce per paura delle conseguenze che potrebbero subire dai potenti.
Troppo spesso, dunque, il pregiudizio, l’odio, la paura del diverso, il bullismo, hanno finito per compromettere la nostra comunità. Tuttavia è anche vero che siamo stati noi stessi, e i nostri predecessori, a rendere possibile tutto questo. Rendiamoci conto, perciò, di cosa abbiamo costruito fino ad ora e prima che dalle nostre labbra venga pronunciata la parola “libertà”, riflettiamo bene sul grosso ed importante significato che essa porta. Solo agendo in tale maniera e soltanto eliminando in primis l’odio e il pregiudizio dai nostri cuori, finalmente saremo in grado di modificare la società nella quale, così a lungo, abbiamo vissuto e il nostro Paese potrà finalmente essere definito libero.