Mi piace pensare che in noi, in tutti noi, alberghi della stravaganza, intesa come quella qualità intrinseca che ci distingue da qualsiasi altra persona, che ci rende speciali; possibilmente perché mi fa credere che ognuno di noi possa lasciare ad ogni persona incontrata o scontrata per caso un segno indelebile…
Indelebile, si! Un po’ come quella persona che ama uscire solo quando piove e senza ombrello perché solo così riesce a sentire qualcosa di concreto, un po’ come quella scontrosa e terribilmente acida con tutti, ma in modo particolare nei confronti dell’universo, perché solo così crede di essere al sicuro e di potersi proteggere; un po’ come quella che non si cura mai dell’attenzione di nessuno o che non proferisce parola alcuna, che segue sempre e soltanto il suo istinto, seppur causa di molte delle sue scelte dannate ed inopportune, perché ritiene che sia proprio quella la scelta migliore tra le tante…o un po’ come quella che non è in grado di comprimere e trattenere mai nessun pensiero per sé perché non c’è bellezza più rara della sincerità.
Adoro pensare che molti compiano qualcosa di evidentemente poco ordinario, un qualcosa che sia esclusivamente proprio di cui avvertono assoluta necessità, magari per ricordarsi meglio chi sono stati, chi sono o per tenerlo in mente sempre e costantemente. Che abbiano bisogno di urlare per strada canzoni senza senso, che abbiano bisogno di starsene ore ed ore in solitudine ad osservare un tramonto o semplicemente le persone nelle loro azioni, forse per frenare, almeno un po’, la deriva della loro di vita che li getta nel pessimismo. Mi piace pensare che ci sia qualcuno sempre fermo sul ciglio di una strada o seduto su un cavalcavia per osservare la velocità con cui si sfreccia sulle autovetture e nella vita in generale, forse perché il vento che albeggia sulle corsie gli soffia sul volto e gli ricorda di essere ancora vivo, mostrandogli la bellezza anche di un semplice fenomeno naturale.
Mi piace infine pensare che stravaganti non siano coloro che urlano ai quattro venti tutto ciò che sentono, che straziati non possono fare a meno di scoppiare in lacrime tra la gente incurante dei fatti, o che sprizzanti di felicità non possano far altro che condividerlo con l’universo intero testimone dei loro successi…bensì quelli che fermi davanti a queste scene non provano emozione alcuna, ma piuttosto si vergognano di tali gesti avventati. Essi, infatti, ignorano e dimenticano completamente quanto basti essere noi stessi, con quella stravaganza che ci contraddistingue per essere ricordati o per vivere, semplicemente, intensamente…ogni giorno!
Flavia Manta IV B Classico